Densità: 3,64 ab./kmq |
Capitale: Ottawa |
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Forma di Stato: Stato federale |
Forma di Governo: monarchia costituzionale |
Capo dello Stato: Sovrano del Regno Unito |
Governatore Generale: Julie Payette |
Primo Ministro: Justin Trudeau (Partito Liberale) |
Lingue ufficiali: Inglese (58,8%), francese (21,6%) |
Religione: Cattolici (43,6%), Protestanti (29,2%), Nessuna (16,5%), Musulmani (2%), Ebrei (1.1%) |
PIL: 44 025.2 US dollars/capita, (2016)
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Il Canada è una monarchia costituzionale a ordinamento federale, composto da:
10 province
Alberta, British Columbia, Manitoba, New Brunswick, Newfoundland and Labrador, Nova Scotia, Ontario, Prince Edward Island, Quebec, Saskatchewan
3 territori
Northwest Territories, Nunavut, Yukon
Il Governo è responsabile nei confronti del Parlamento, composto da Senato e Camera dei Comuni, mentre, il Capo dello Stato è il sovrano del Regno Unito, rappresentato in Canada da un Governatore Generale, nominato su designazione del Primo Ministro. La divisione amministrativa prevede un’autosufficienza legislativa ed esecutiva di province e territori, dotati di organi propri con competenze esclusive e concorrenti, volti a garantire l’autonomia dal governo federale. Il Governo è guidato da un Primo Ministro designato ad elezione diretta.
STORIA
Prima dell’arrivo e dell’insediamento degli europei il territorio corrispondente all’attuale Canada fu abitato per millenni dagli aborigeni canadesi, detti anche prime popolazioni o popolazioni indigene (le Prime Nazioni, gli Inuit e i Métis).
Solo tra la fine del XV e l’inizio del XVI i viaggi di esplorazione portarono il Canada ad essere scoperto dagli europei: una colonizzazione principalmente contesa tra Francia e Inghilterra. La rivalità tra inglesi e francesi, tuttavia, andò sempre più a favore degli inglesi, fino alla completa cessione del Canada alla Gran Bretagna nel 1763.
Nel 1867 venne istituito il Dominion del Canada, sotto controllo britannico: con il British North America Act si riconosceva la federazione delle quattro province dell’Ontario, del Québec, del New Brunswick e della Nova Scozia, con ampie autonomie locali, il potere esecutivo affidato alla Corona, il potere legislativo al Parlamento.
Dopo una fase di espansione territoriale, a discapito soprattutto delle popolazioni indigene, il Canada iniziò il suo sviluppo economico e infrastrutturale.
Nel 1914 partecipò alla I Guerra Mondiale con un proprio esercito impegnato a fianco degli inglesi in importanti battaglie. Contemporaneamente alla crescita della coscienza nazionale, crebbero le rivendicazioni di emancipazione nei confronti della Gran Bretagna, culminando nel 1926 con il riconoscimento della piena sovranità all’interno del Commonwealth.
Durante la II Guerra Mondiale, il Canada fu nuovamente a fianco degli inglesi, dando un contributo fondamentale, con il proprio sforzo bellico, l’industria siderurgica e l’aviazione, alla risoluzione del conflitto.
Nel secondo dopoguerra la scena politica canadese fu dominata dal partito liberale: fu soprattutto con Pierre Trudeau (1968-84) che il Canada mise in atto una profonda trasformazione e modernizzazione del proprio sistema politico, sociale ed economico.
Già nel 1971, il Primo Ministro Pierre Trudeau adottò la Multiculturalism Policy of Canada: il Canada fu il primo Paese a proclamare il proprio multiculturalismo, riconoscendo ufficialmente l’apporto di altri gruppi alla realtà storica del Paese.
A questo importante passo fece seguito il completamento dell’emancipazione dalla Gran Bretagna, con l’adozione di una nuova bandiera, un inno nazionale e una nuova costituzione nel 1982 che dichiarava la totale indipendenza del Canada dal parlamento inglese. Con la Charter of Rights venivano inoltre costituzionalmente riconosciuti i diritti delle minoranze.
Il Canada oggi è, quindi, ufficialmente una nazione multiculturale. Anche se la popolazione proviene in gran parte da europei di lingua inglese e francese, circa due quinti dei canadesi hanno un'origine diversa da quella britannica, francese o prime nazioni.
OUTLOOK POLITICO
Il Governo è guidato, dal 2015, da Justin Trudeau, di appartenenza politica al Partito Liberale.
L’impronta progressista del programma liberale contribuisce a rendere il Canada un Paese equilibrato ed aperto, stabile in politica interna e attento al dialogo internazionale.
La politica interna dell’esecutivo canadese si concentra sul rafforzamento della classe media, l’immigrazione controllata e volta all’integrazione, un ampio sistema welfare, il rinnovamento delle infrastrutture, gli investimenti in innovazione, la creazione di un equilibrio tra sfruttamento delle risorse minerarie interne e una politica energetica sostenibile.
L’impronta del Governo liberale si è fin da subito delineata nei termini dell’impegno per il rafforzamento sostanziale dei diritti e delle libertà civili, delle politiche a favore della parità di genere, del dialogo con le Nazioni aborigene (First Nations), temi questi ultimi al centro dell’agenda sociale del Paese.
In politica estera, il Canada, si pone come obiettivi la messa in argine della residua e circoscritta interdipendenza economico-commerciale dagli USA, attrarre investimenti esteri e occupare un posto in prima fila nel nuovo ordine mondiale.
Nell’ambito della cooperazione internazionale, è membro delle principali organizzazioni internazionali, tra le quali NATO, ONU, OCSE, WTO; è osservatore presso il Consiglio d’Europa ed ha avanzato la propria candidatura per un seggio non permanente al Consiglio di Sicurezza per il biennio 2021-2022.
Condivide con l’Italia la visione su molte questioni tra le più dibattute nell’attuale contesto globale: la questione migratoria, la lotta al terrorismo, i cambiamenti climatici, gli equilibri geopolitici ed il commercio internazionale.
OUTLOOK ECONOMICO
Il Canada è tra i 7 Paesi economicamente più avanzati del mondo (G7), registra un PIL in costante aumento da circa una decade (media dell’1.5% dal 2007 al 2016[1]), con previsioni altrettanto ottimistiche per il futuro e vanta un forte slancio nelle politiche commerciali oltre frontiera.
La politica economica del Governo è volta a consolidare il successo delle aziende canadesi, utilizzando i canali commerciali, creando misure favorevoli all’attrazione di investimenti esteri attraverso una politica fiscale mirata, una serie di programmi di innovazione ed il consolidamento dei rapporti internazionali finalizzati alla realizzazione di accordi commerciali ambiziosi.
Grazie alla strategia messa in atto nelle relazioni commerciali internazionali e la vicinanza culturale con l’Europa, il Canada si pone oggi come una cerniera tra Europa, America ed Asia, occupando un ruolo centrale nello scacchiere geopolitico ed economico globale. Con l’implementazione completa delle principali intese commerciali canadesi in fase di consolidamento, il TPP (Trans-Pacific Partnership) ed il CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement), il Canada sarà l’unico Paese G7 ad avere accesso preferenziale ai mercati dell’Unione Europea, delle Americhe e dell’Asia, proponendosi come anello di congiunzione globale tra tre continenti.
Attraverso il TPP (Trans-Pacific Partnership), l’accordo commerciale finalizzato ad istituire una area di libero scambio tra alcuni Paesi del Pacifico, e malgrado il recente passo indietro degli Stati Uniti che ha in parte indebolito gli intenti iniziali del trattato, il Canada intende promuovere l'innovazione, la crescita economica e lo sviluppo, in rete con ben 10 Paesi dell’area pacifica e asiatica: Australia, Brunei Darussalam, Cile, Malaysia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e Vietnam.
Il CETA, invece, sugella secoli di rapporti economici, culturali e politici privilegiati con l’Europa, attraverso un trattato di liberalizzazione degli scambi commerciali con i Paesi Membri dell’Unione Europea, l’annullamento di gran parte delle tariffe doganali, l’agevolazione dei flussi di investimento, come IDE e capitale umano, l’apertura degli appalti pubblici, la protezione delle denominazioni dei beni scambiati ed un mutuo riconoscimento delle categorie professionali.
La strategia economica e commerciale globale del Canada si completa, inoltre, degli accordi commerciali stipulati con Corea, Honduras, Colombia, Perù, EFTA (European Free Trade Association), Giordania, Panama, Costa Rica, Cile, Israele, Ucraina e NAFTA.
[1] OECD Economic Outlook, n°101, Giugno 2017.