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Un anno di CETA: i vantaggi per l'Italia e i timori smentiti

Un anno di CETA: i vantaggi per l'Italia e i timori smentiti

A un anno dall'entrata in vigore dell'accordo economico e commerciale fra Canada e Unione Europea, le analisi dei dati, dei risultati ottenuti e delle stime per il 2018 confermano che abbiamo molto da guadagnare da questo accordo.

 

Paolo Quattrocchi*

Francesca Paolucci*

 

A distanza di un anno dall’entrata in vigore (provvisoria) del CETA, l’accordo economico e commerciale fra Canada e Unione Europea, i risultati sono positivi e le paventate minacce risultano scongiurate. L’accordo, che ha attivato una serie di misure volte a facilitare gli scambi commerciali e non solo ha infatti prodotto la crescita dell’interscambio e concretizzato i vantaggi che fin dall’inizio delle negoziazioni si propinava di realizzare.

 

Nel 2017 l’Unione Europea è stata il fornitore mondiale del Canada, con una quota dell’11% delle importazioni, e l’Italia l’ fornitore del Canada (a livello mondiale), registrando un aumento del +8% rispetto all’anno precedente.

 

DATI E STIME PER IL 2018

L’analisi dei dati aggiornati a luglio 2018 e raccolti da fonti autorevoli, come Statistics Canada e ICE-Agenzia, ha confermato il trend positivo peraltro già evidenziato nei mesi scorsi durante i primi 5 mesi di esecuzione del CETA (Ottobre 2017 – Febbraio 2018), con un incremento delle esportazioni italiane del +16,9%.

Nei primi 7 mesi dell’anno si registra, con riferimento allo stesso periodo dell’anno precedente, un aumento delle esportazioni europee e italiane verso il Canada, rispettivamente, per quanto riguarda l’export europeo verso il Canada di +12,6% (per una maggiorazione di circa $ 4 mld CAD), mentre per l’Italia è del +10,4% (con un aumento del valore di circa $ 365 mln CAD).

 

 

Anche per quanto riguarda le importazioni dell’Unione Europea e dell’Italia dal Canada, i dati sono confortanti, con una variazione rispettivamente del +23,6% verso l’Europa e del +39,2% verso l’Italia.

Si tenga conto che il dato percentuale, molto positivo per il Canada, si spiega con lo svantaggio canadese, in termini di valore assoluto, che si registrava inizialmente rispetto ai dati relativi alle esportazioni europee e italiane. In altre parole, e il dato che segue chiarirà il concetto, il valore totale delle esportazioni canadesi in Italia da gennaio a luglio 2018 è di $1,892 mld CAD e il valore totale delle importazioni canadesi dall’Italia nello stesso periodo è  di $ 3,858 mld CAD. (ISTAT).

 

 

Tabella 2: Bilancia commerciale Canada-Italia. Periodo di riferimento Gennaio-Luglio 2017 e 2018. Fonte dati: Statistics Canada. Table 12-10-0011-01.

 

L’import italiano dal Canada quindi è cresciuto, ma non ha alterato la bilancia commerciale tra i due paesi che rimane favorevole all’Italia.  L'export italiano verso il paese nord-americano, inoltre, ha continuato a crescere: la temuta invasione di non meglio specificati prodotti, più o meno nocivi, provenienti dal Canada, in un anno dall'entrata in vigore del CETA, non si è verificata.

 

In effetti, nei rapporti con l’Europa, il Canada si conferma essere un importatore seriale. Basti pensare che la bilancia commerciale del Canada è sempre in netto disavanzo rispetto ai suoi principali partner europei: importa sempre molto di più di quanto esporta.

 

In sintesi, ad oggi, i dati dimostrano che l’accordo sta funzionando in ogni sua parte e che il primo anno di CETA si chiude con un accento positivo, anche tenendo conto di altri elementi, spesso oggetto di dibattito:

 

 

  1. Non si è verificata alcuna invasione di junk food canadese

A proposito di junk food, (per l’appunto cibo spazzatura) - di cui si è molto parlato e il cui ingresso in Europa è stato dato come ineluttabile conseguenza immediata, diretta e inarrestabile, dell’entrata in vigore del CETA e della sua eventuale ratifica - si rileva che tale invasione non è avvenuta.

Peraltro dall’accordo stesso risulta che l’Unione Europea continua a processare i prodotti che fanno ingresso nel proprio mercato attraverso le misure preventive che sono in essere e che nessun accordo è in grado di modificare o eliminare. (CAPO 5 del CETA). In particolare occorre ribadire che nessun accordo internazionale può, in virtù dell’art.191 del TFUE (Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea), modificare o abrogare il "principio di precauzione" posto come cardine imprescindibile dell’UE. Del resto, nelle dichiarazioni a nome dell’UE, allegate alla procedura del Consiglio UE per l’autorizzazione alla firma del CETA, il punto 7 recita:

 

La Commissione conferma che il CETA mantiene la possibilità per l’Unione europea e gli Stati membri di applicare i loro principi fondamentali che disciplinano le attività di regolamentazione. Per l’Unione europea, tali principi comprendono quelli fissati nel trattato sull’Unione europea e nel trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare il principio della precauzione di cui all’articolo 191, che si traduce nell’articolo 168, paragrafo 1 e nell’articolo 169, paragrafi 1 e 2, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Di conseguenza la Commissione conferma che nulla nell’accordo CETA impedisce l’applicazione del principio della precauzione nell’Unione europea come stabilito dal trattato sul funzionamento dell’Unione europea”.

 

Tantomeno il CETA prevede alcun obbligo per l’UE di riconoscere il "principio di equivalenza", come disposto dall’art.5.6.1 del CETA, che recita:

 

“La parte importatrice accetta l’equivalenza delle misure SPS adottate dalla parte esportatrice se quest’ultima dimostra in modo obiettivo alla parte importatrice che le proprie misure raggiungono il livello appropriato di protezione sanitaria e fitosanitaria della parte importatrice.”

 

Pertanto, prodotti trattati con additivi attualmente vietati dall’UE non potranno essere importati nell’UE.

 

 

  1. Non si è verificata alcuna invasione del grano canadese

Sulla base dei dati forniti da un’elaborazione di ICE-Agenzia, le esportazioni verso l’Italia del grano canadese, ritenuto da taluni tossico, con l’entrata in vigore del CETA si sono ridotte. Statistics Canada, conferma il crollo delle importazioni italiane di grano duro (-99%) e di grano tenero (-47%), calo che peraltro era iniziato già da 3 anni.

 

 

Il CETA, come tutti gli accordi di libero scambio, non altera le regole dei mercati ma incide, a quanto pare positivamente, sull’andamento della domanda e dell’offerta in termini di quantità e qualità. Può, dunque, solo snellire le procedure e rendere più rapido e agevole l’interscambio delle merci, nel pieno ed assoluto rispetto delle regole che disciplinano l’ingresso dei prodotti.

 

INDUSTRIA MANIFATTURIERA

In una prossima elaborazione che verrà pubblicata dal Centro Studi Italia Canada si darà evidenza dettagliata sulle voci che compongono i dati sopra riportati, tra i quali in particolare l'incremento registrato dall’industria manifatturiera, che, anticipiamo, rappresenta, da sola, il 25% dell’export totale dall’Italia al Canada.

 

INFRASTRUTTURE

Trade è il tema importante dell’accordo tra Canada ed Unione Europea, ma di certo non l’unico.  

Tra i punti cardine dell’accordo, ma del quale molto poco si parla, c’è il public procurement: Non va infatti dimenticata la reciproca apertura al mercato delle infrastrutture. Per le aziende europee (e italiane) questo significa poter partecipare alle gare di appalto per la fornitura di servizi e beni, indette a tutti i livelli (federale, provinciale e municipale).  Considerando che il Canada è un paese in costante crescita, ciò significa poter accedere ad un mercato opulento e sicuro, caratterizzato da un elevato livello di certezza del diritto.

La auspicata ratifica dell’Accordo non potrà quindi che portare benefici.

 

COSA ACCADREBBE IN CASO DI MANCATA RATIFICA?

Omettendo per un momento l’analisi deI complesso scenario che si presenterebbe (con tutte le incognite financo sulle procedure da adottare, sui loro esisti e sulle ferite interne all’Unione), i rapporti tra Italia e Canada, sempre stati ottimi, potrebbero deteriorarsi in modo irrimediabile, coinvolgendo negativamente anche quei settori nei quali le relazioni sono consolidate e vantaggiose.

 

STRATEGIC PARTNERSHIP AGREEMENT (SPA)

L’Italia ha dato molto al Canada, il Canada ha dato molto all’Italia. Quel che ancora non si riesce a comprendere è come questa amicizia debba essere interrotta o vanificata da un comportamento inspiegabile, che ci allontana da una relazione storica che ha portato crescita e può portare ulteriore sviluppo nei settori dell’economia e del commercio, ma anche nell’ambito sociale, ambientale, culturale, politico, e in generale strategico.

È infatti grazie all’accordo di partenariato strategico, premessa e completamento del CETA, che tali obiettivi di rilevanza epocale potranno essere raggiunti per il benessere collettivo e per la costruzione di un punto di equilibrio tra i grandi del pianeta, garanzia di pace e sviluppo.

Ma di questo, vale a dire dello Strategic Partnership Agreement (SPA) nessuno parla.

 

*Equity Partner di Nctm Studio Legale

Vice Presidente ICCCW

Direttore Centro Studi Italia-Canada

 

*Coordinatrice Ricerca e Relazioni