«Un libro nasce da un desiderio». Giuliano Compagno racconta "Canada. Storie, visioni e sfide di un laboratorio del futuro"

Lo scrittore e saggista Giuliano Compagno, co-autore insieme a Paolo Quattrocchi del libro Canada. Storie, visioni e sfide di un laboratorio del futuro racconta com'è nata l'idea di questo libro e come si è sedimentata nel tempo, fino a diventare una roccaforte della memoria.
di Giuliano Compagno, scrittore e saggista
Un libro nasce da un desiderio. Succede molto spesso. Altrettanto può accadere che il desiderio non si realizzi, perché un libro è un tragitto lungo che conosce soste, curve pericolose, guasti, incidenti… e rinunce. Per una sorta di paradosso, talvolta un libro prende forma al termine di un viaggio o di un’esperienza di vita, due circostanze che sovente coincidono.
E così dovreste immaginare un uomo che si è appena accomodato sulla sua poltrona abituale e intanto la memoria prende a soffiargli sul viso, come un refolo di vento nella stagione del suo presente. Paolo li sta respirando, quei giorni compiuti, eppure il suo Canada non è di un’età remota, sta in tutte le cartine che ha aperto e richiuso. Sono stati giorni, mesi e sere, qualche notte insonne e miglia percorse in tante direzioni contrarie. Si tratta di un luogo, molto esteso ma è pur sempre terra. Da sentire dentro di sé e da ripensare per la prima volta. Un luogo che sarebbe bello raccontare. Paolo sa bene che i luoghi di una vita nascondono due superfici. Ci accolgono e ci congedano, ci proteggono e ci assalgono, ci sorprendono ci annoiano. Sono la nostra redenzione, sono il nostro peccato. Basta un niente, basta una piega del destino, e un luogo che prima si mostrava generoso diventa avaro. Eppure il Canada gli sarebbe rimasto dentro e Paolo voleva raccontarlo per quel che era stato davvero, ossia tutti quei luoghi opposti che si erano conciliati nella sua mente e nella sua fantasia.
A me è solo venuto da dirgli di farne un libro, di mutare un tempo diverso della sua vita in un oggetto da leggere. Un libro è un viaggio lungo; si è appena concepito che è ancora tutto da scrivere. Quando si è in due, dinanzi a una pagina bianca, si alternano confronti e incomprensioni, rivelazioni e smarrimenti. La verità è che non si è sicuri di realizzare quel desiderio originario. Si ha il dubbio che quella sia un’ambizione troppo grande. Questo accade al principio; un certo giorno quella foschia si dissolve, la scrittura inizia a scorrere da sé e le parole formano un senso definitivo. Vuol dire che sta funzionando tutto. Che un pensiero diventa un’immagine, e viceversa. È un gioco di dissolvenze talmente magico che non si vorrebbe smettere mai.
L’ultima pagina viene chiusa a notte fonda, in genere. C’è un grande silenzio che copre ogni cosa. Una lieve tristezza. Il mattino dopo prevale la sensazione che non sia vero nulla. Infine, quando un libro viene pubblicato ci si abbraccia e ci si rende conto di avere condiviso un’impresa che sembrava impossibile. L’impresa di aver scritto la vita.
[Immagine di copertina: fonte]
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