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Siamo andati a Toronto al Summit sulla Sicurezza Alimentare in Nord America. Non c’è dubbio: ecco cosa cambia per l’export italiano in Canada con la nuova regolamentazione canadese.

Siamo andati a Toronto al Summit sulla Sicurezza Alimentare in Nord America. Non c’è dubbio: ecco cosa cambia per l’export italiano in Canada con la nuova regolamentazione canadese.

Paolo Quattrocchi, direttore del Centro Studi Itala Canada, si è recato a Toronto con Claudio Gallottini, del network internazionale ITA Group, società specializzata in formazione, ispezione e controllo della sicurezza alimentare, alla quindicesima edizione del North American Summit on Food Safety, dove erano presenti dirigenti della Canadian Food Inspection Agency, per approfondire, senza timore di ulteriori fraintendimenti, cosa cambia in Canada con il nuovo regolamento sulla sicurezza alimentare e quali obblighi ci saranno quindi per gli esportatori italiani.

 

Si è appena concluso a Toronto, in Canada, il 15th Annual North American Summit on Food Safety, una due giorni dedicata ai trend, alle sfide emergenti e alla gestione della sicurezza alimentare.

Delegati da tutte le Province canadesi, rappresentanti del Governo Federale canadese afferenti alla Canadian Food Inspection Agency (CFIA) come Tammy Switucha, Director Program Planning and Requirements Division, e di Health Canada (HC) come Andrea Budgell, Manager Policy and Regulatory Affairs, importatori e rappresentanti del mondo industriale e dei servizi del Canada si sono dati appuntamento dal 3 al 4 aprile sui temi chiave della Food Safety: ricerca, formazione e regolamentazione.

La conferenza è stata ancora più attesa quest’anno, come momento di networking, e soprattutto come opportunità di focus sull’attuale e sostanziale evoluzione normativa della materia. I nuovi requisiti del Safe Food for Canadians Regulations (SFCR) e la liberalizzazione in Canada del commercio di Cannabis sia per autoconsumo che terapeutico che come ad uso alimentare sono stati al centro del Summit.

Ciò che è emerso dai lavori è la non perfetta percezione da parte degli operatori canadesi della rilevanza delle novità introdotte. In più occasioni il moderatore dell’evento ha ribadito con garbata fermezza la novità più importante del SFCR: la responsabilità in capo agli importatori dei preventive controls e l’onere quindi di verificare se le aziende estere che esportano in Canada abbiano adottato o meno le procedure che, di fatto e indirettamente, la legge canadese impone loro. Con molta probabilità solamente l’enforcement da parte delle Autorità Canadesi renderà evidenti e tangibili la portata di questa innovazione.

Si è sostenuto da parte di alcuni che per gli esportatori italiani non cambierà nulla (ma non è così). Per altri questa normativa sarebbe in violazione delle regole stabilite dal CETA (ma non è così).

In verità, si tratta di una normativa che tende solo a migliorare le regole di prevenzione sulla sicurezza alimentare alle quali, in un prossimo futuro, saranno adottate anche dalla UE.

 

Unici italiani presenti alla Conferenza sono stati l’avvocato Paolo Quattrocchi, Direttore del Centro Studi Italia Canada, partner di NCTM Studio Legale e vice presidente della Camera di Commercio Italiana in Canada Ovest e il dott. Claudio Gallottini per ITA Group Inc, azienda canadese con sede a Montréal parte del network internazionale ITA Group specializzato in formazione e audit su normative cogenti internazionali in materia di Food Safety con uffici, oltre che in Canada, anche in Italia, Uk, e Usa.

Il CSIC aveva già avuto modo alcune settimane di sentire Claudio Gallottini sul tema della normativa cogente canadese per fare un po’ di chiarezza per gli operatori italiani:

Nuova normativa sulla sicurezza alimentare in Canada: all’export italiano serve chiarezza

In occasione del Summit on Food Safety e alla luce delle dichiarazioni rese dalla CFIA (Canadian Food Inspection Agency) abbiamo nuovamente rivolto alcune domande a Gallottini, su quale sia la sua percezione, come esperto riconosciuto, su ciò che sta accadendo in Canada.

 

Quali sono i feedback dalla parte canadese dell’Atlantico?

Ho avuto il piacere di parlare con i nuovi famosi “Importers with Licence”, introdotti dal Safe Food for Canadians Regulations, e porgere loro domande anche in pubblico a margine di loro relazioni alla Conferenza. Stessa cosa con la CFIA, alla quale ho chiesto esplicitamente come impatterà su paesi terzi come quelli europei questa nuova normativa. Come è accaduto in USA, gli importatori, ma in generale gli operatori canadesi, si trovano in un momento di grande cambiamento. Il cambiamento è evidente in quello che è accaduto: il consolidamento di 14 Regolamenti in uno unico, l’introduzione dell’obbligo della rintracciabilità, che noi ormai conosciamo dal 2002, ed infine l’obbligo dell’implementazione dei Preventive Controls.

 

Può farci un esempio pratico su cosa sono i Preventive Controls e del perché sarebbero così diversi da quello che noi facciamo in Europa?

Nella sicurezza alimentare adottata a livello cogente in Nord America e di riflesso in Europa, noi abbiamo delle misure preventive di base, di tre livelli, che ogni azienda deve implementare prima di iniziare a produrre un prodotto alimentare. Si chiamano Good Manufacturing Practice (GMP) e sono informazioni generiche.

Poi abbiamo piccole procedure o istruzioni operative che prendono il nome di Standard Operating Procedure (SOP) che spiegano, ad esempio, quando pulisci cosa devi utilizzare come attrezzature, quale detergente e a quale concentrazione.

Infine, abbiamo le Sanitary Standard Operating Procedure (SSOP) che sono delle procedure più complesse. Tutto è dettagliato, la forma dell’utensile da utilizzare, il suo colore, la zona nella quale va utilizzato, come manutenerlo, dove stoccarlo e così via.

Gli standard internazionali in modo diverso aggiungono altre procedure: nell’insieme tutte queste attività vengono chiamate Prerequisiti (PRP).

Oggi il Nord America introduce i Controlli Preventivi, che potremmo definire delle super procedure preventive, da attuare obbligatoriamente quando un pericolo realmente dannoso per il consumatore potrebbe” essere presente. L’obiettivo è prevenire, non reagire. E allora si attiva il Preventive Control, procedura estremamente dettagliata che per essere posta in essere deve essere gestita a sua volta dall’ausilio di ulteriori procedure quali:

  • Procedura di Monitoraggio seguendo lo schema, “che cosa, chi, come, quando”;
  • Procedura di Validazione, ottenere e valutare evidenze scientifiche e tecniche che una misura di controllo se propriamente attuata è in grado di tenere sotto controllo i pericoli individuati;
  • Procedura di Verificata, insieme di attività di controllo attuate per tenere sotto controllo un pericolo individuato;
  • Procedura per le azioni correttive, da mettere in atto in caso di non conformità;
  • Procedura per la raccolta di tutte le registrazioni.

Una Procedura gestita quindi da altre 5 procedure. Un mostro!

 

Quindi più carta?

Chiamiamola pure più carta. Si prevede la nascita di un manuale metodologico e comportamentale preventivo, scritto. Bisogna formare una risorsa sui Preventive Controls, poi bisogna svilupparli secondo il punto di vista canadese, perche sono diversi da quelli USA introdotti dal FSMA. Questa è la famosa carta che può bloccare un prodotto italiano in dogana, perché non conforme a requisiti legali, obbligatori in questo paese.

 

Ma l’Europa cosa sta facendo?

In Europa si parla di Nuovo Pacchetto Igiene già dal 2012, ma ad oggi è stato pubblicato solo il nuovo regolamento dei controlli Ufficiali. Questo sicuramente è legato alla revisione che il Codex Alimentarius sta attuando sul sistema HACCP. Il Codex è fortemente influenzato da Stati Uniti e Canada che sicuramente hanno anticipato ciò che poi si attuerà anche in Europa. In Europa la sicurezza alimentare è normata da Regolamenti che una volta pubblicati richiedono comunque un periodo di transizione prima della piena applicazione. Quindi, ad oggi, i requisiti nordamericani sono più incisivi di quelli europei.

 

Quale la sua conclusione?

C’è una fisiologica resistenza al cambiamento, che naturalmente comporterà da parte di aziende italiane l’adozione di nuove e ulteriori procedure documentali, mentre fino ad oggi l’Europa è andata incontro ad una ipersemplificazione della cogenza applicata alle nostre PMI. Noi ci dovremo adeguare, consapevoli che il SFCR si applica in Canada, ma che gli Importatori saranno responsabili di verificare la nuova metodologia applicata anche nei confronti di chi vorrà esportare in Canada.