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Rassegna Stampa - CETA: Paolo Quattrocchi, direttore del Centro Studi Italia Canada, interviene su Il Sole 24 Ore

Rassegna Stampa - CETA: Paolo Quattrocchi, direttore del Centro Studi Italia Canada, interviene su Il Sole 24 Ore

Proponiamo di seguito l'articolo, tratto da Il Sole 24 Ore del 10 luglio, con l'intervento di Paolo Quattrocchi, direttore del Centro Studi Italia-Canada e socio di Nctm Studio Legale.

 

≪Ceta in vigore, per l'Italia aumenta l'export in Canada≫

L'accordo con la Ue. Grazie all'intesa di libero scambio, le nostre vendite nel Paese nordamericano sono cresciute a doppia cifra (+12,8%) nei mesi scorsi

 

Chiederemo al Parlamento di non ratificare il Ceta, l'accordo di libero scambio tra Ue e Canada perché tutela solo una piccola parte dei nostri prodotti Dop e Igp, ha detto tre settimane fa, in un'intervista, il ministro per l'Agricoltura Gian Marco Centinaio.

Ratificare o no. Cosa cambia?

Se l'Italia si fermasse alla "non ratifica" il Trattato continuerebbe però a "vivere", almeno in tutti quei capitoli - dall'addio ai dazi e alle barriere regolatorie, dalla tutela delle Igp alle aperture sugli appalti - che non sono di diretta competenza nazionale. Resterebbero, insomma, "congelate" solo le norme sulla disciplina degli investimenti e quelle sui controversi arbitrati "privati" per la risoluzione delle controversie Stato-investitore. Se, invece, il Parlamento lo bocciasse con un no esplicito, allora il Ceta potrebbe cadere per tutti i Ventotto. Lo prevede il Trattato stesso. Perché la ratifica nazionale prevede l'unanimità. E al momento si sono già espressi per il si solo 11 paesi su 28: Danimarca, Lettonia, Estonia, Lituania, Malta, Spagna, Portogallo, Croazia, Repubblica Ceca, Austria e Finlandia. Insomma, non sono i ritardi nella ratifica che possono bloccare il Ceta, ma un veto parlamentare messo nero su bianco. 

Chi ci sta guadagnando

Ma sinora, a pochi mesi dalla sua entrata in vigore, il Ceta conviene davvero? Il Ceta conviene, principalmente a noi, europei e italiani - sottolinea Paolo Quattrocchi, partner dello studio Nctm e presidente del Centro Studi Italia-Canada -. I numeri parlano chiaro. A 5 mesi dall'implementazione del Ceta (ottobre 2017-febbraio 2018), secondo l'Ufficio Ice di Toronto, le esportazioni italiane verso il Canada sono cresciute del 12,8%: 2,9 miliardi di euro rispetto ai 2,2 miliardi dello stesso periodo dell'anno precedente. Mentre è più lenta la crescita delle importazioni italiane dal Canada, cresciuta appena del +2,5 per cento. Dai dati emerge, poi, che i settori che hanno beneficiato di più della liberalizzazione quasi totale del mercato sono i macchinari (+8%), il comparto agroalimentare (+15%) e i mezzi di trasporto (+15%).

Food e molto altro

Sono stati aboliti il 98% dei dazi doganali, che prima del Ceta erano, in media, di oltre il 18% sull'abbigliamento, dell'11% sul food e di quasi il 10% su macchinari e mobili.

L'applicazione pratica dell'accordo non è certo esente da criticità. Ci sono resistenze su entrambe le sponde. Ad esempio, il Canada si è impegnato a importare più formaggi. Ma il risultato è che acquista quelli europei "low cost". Noi e i francesi siamo al palo. E, da parte nostra, è bastato insinuare, via web, che il grano duro canadese non sia sicuro, per indurre i nostri produttori di pasta ad azzerare le forniture. Delle 171 Dop e Igp tutelate nel Ceta, 43 sono italiane. Ne abbiamo centinaia. Sono poche? Forse. Però solo 5, tra quelle 43, fanno il 95% di tutto il nostro export Igp. Possiamo esportare in Canada il prosciutto di Parma (fino a ieri impossibile per un marchio depositato decenni fa) e, per le imitazioni, non sarà possibile usare false evocazioni di italianità. E poi non va dimenticato tutto ciò che non è food - aggiunge Luca de Carli, funzionario della DG Trade della Commissione Ue -. C'è il riconoscimento delle certificazioni per una serie di settori, dalle auto ai mobili, alla chimica. è migliorata la protezione sui brevetti europei dei farmaci. Le imprese europee hanno ora accesso al sistema degli appalti a tutti i livelli.  Architetti, contabili, ingegneri potranno vedere riconosciute le proprie qualifiche professionali. Taglia costi e tempi per gli esportatori iscritti alla banca dati Rex. Infine, sono di 250 miliardi gli investimenti Ue in Canada e di 228 miliardi quelli canadesi in Europa. A chi conviene riavvolgere il nastro?

Laura Cavestri

Il Sole 24 Ore