Rapporto Banca d’Italia: il quadro macroeconomico del Canada

Ad Ottawa, in occasione della riunione del “Sistema Italia” in Canada , Banca d’Italia ha presentato la relazione sui principali indicatori dell’economia canadese
*Paolo Quattrocchi
L’economia canadese gode di ottima salute, questa la notizia che emerge dalla relazione prodotta dalla Banca d’Italia in occasione della riunione del “Sistema Italia”, organizzata ad Ottawa dall’Ambasciata d’Italia in Canada lo scorso 26 gennaio.
Il quadro macroeconomico è stabile e solido, con alcune incognite, sia interne che esterne, che potrebbero influire sulle decisioni di politica monetaria e fiscale del prossimo futuro.
Nel primo semestre del 2017, la crescita dell’economia canadese ha sfiorato il 4%, per assestarsi attorno al 3% annuo complessivo, un trend che caratterizzerà anche il 2018 : secondo le previsioni del FMI la crescita sarà del 2,3%, discostandosi solo di poco dal potenziale di lungo periodo mostrato dal paese nord americano.
L’effetto di questa straordinaria vivacità dell’economia ha avuto come ripercussione immediata il riassorbimento della disoccupazione, causata dalla recessione economica del 2009 - che peraltro non ha provocato grandi danni all’economia canadese - il cui tasso è già sceso sotto il livello pre-crisi; un trend che si conferma nonostante l’incremento del costo del lavoro, compensato comunque dall’aumento della produttività.
La crescita economica interessa principalmente il settore dei servizi, mentre per quanto riguarda il settore manifatturiero è soprattutto l’industria estrattiva quella più dinamica. I dati dimostrano che l’andamento positivo si registra in tutte le province del territorio, con Ontario e British Columbia in posizione di leadership.
A livello macroeconomico, la crescita ha comportato un aumento dei prezzi, spinto soprattutto dall’incremento dei salari e del prezzo del petrolio.
L’inflazione è ancora sotto il target del 2%, ma le spinte sui prezzi e l’esaurimento dell’effetto della svalutazione del dollaro canadese fanno presagire l’intervento della Bank of Canada, che ha adottato provvedimenti già a gennaio con il rialzo del tasso overnight all’1,25%.
A partire da metà 2017 i tassi praticati sul mercato del credito, sia per le famiglie che per le imprese, hanno fatto registrare un importante aumento di quasi lo 0,5%, che potrebbe rallentare la domanda interna ed evitare ulteriori spinte inflazionistiche.
Al momento, tale rallentamento non sembra interessare gli investimenti fissi lordi, che anche per il 2018 dovrebbero fare registrare un andamento positivo, sintomo della fiducia delle imprese nella crescita economica del paese.
A differenza della situazione in diversi paesi dell’Europa comunitaria, il Governo canadese ha ancora importanti margini di manovra fiscale per il sostegno della crescita in caso di eventuale shock negativo.
Una potenziale criticità interna, che evidenziano gli analisti, è data dall’alto indebitamento delle famiglie, sia per quanto riguarda i mutui immobiliari sia per quanto attiene il prestito al consumo. Il mercato immobiliare sembra infatti avviato verso una correzione dei prezzi al ribasso (eccezion fatta per Vancouver dove il trend è ancora in crescita), a cui si sta reagendo con misure macro-prudenziali: da un lato la riduzione del credito a chi è già altamente indebitato, al fine di evitare una bolla speculativa sul mercato degli immobili, dall’altro la manovra di natura fiscale, che tende a penalizzare gli investimenti immobiliare con carattere speculativo.
Malgrado il sostegno alle politiche di accoglienza messe in atto dal Canada e in particolare dall’Amministrazione Trudeau, un’ulteriore criticità potrebbe derivare dalla riduzione della popolazione attiva, conseguenza dell’età media della popolazione e dell’insufficiente aumento demografico, che potrà essere almeno in parte compensata da un aumento della produttivà del lavoro attraverso maggiori investimenti e innovazione nei processi produttivi.
Infine, il rapporto ha evidenziato un ultimo fattore di rischio esterno, dovuto all’eventuale adozione di misure protezionistiche da parte degli Stati Uniti, un mercato che assorbe il 20% dell’export canadese. Anche se il saldo della bilancia commerciale tra i due paesi non è eccessivamente sbilanciato e quindi è improbabile pensare ad una guerra commerciale, bisognerà fare attenzione ai settori maggiormente esposti: la produzione di automobili ed il settore energetico, nonché il settore dei servizi.
Anche in tale caso però, la flessibilità della moneta canadese, attraverso una svalutazione controllata, potrebbe rendere irrilevante le eventuali misure protezionistiche messe in atto dal potente vicino.
*Partner Nctm Studio Legale
Vice-presidente Camera di Commercio Italiana in Canada-Ovest
Direttore Centro Studi Italia-Canada