Partenariato Canada-UE: informare chi ci informa

Presso la Sala Conferenze di NCTM Studio Legale di Roma, il 25 ottobre, si è tenuto il seminario “L’accordo di partenariato strategico ed economico tra UE e Canada: SPA e CETA” organizzato dal Centro Studi Italia-Canada in collaborazione con Confassociazioni Comunicazione in favore dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio che ha inserito l’evento nei propri programmi formativi.
“più informazione avrebbe potuto aiutare gli imprenditori italiani a trarre maggiori vantaggi dal CETA”,
ha esordito l’Avv. Paolo Quattrocchi - socio di Nctm Studio Legale, Vice-Presidente della Camera di Commercio Italiana in Canada-Ovest, fondatore e direttore del Centro Studi Italia-Canada – rivolgendosi ad una platea di oltre 40 giornalisti regolarmente accreditati all’evento.
“Non che l’Accordo non possa presentare delle criticità, che peraltro ben possono essere esaminate e risolte in fase di implementazione, affrontando le invero poche questioni con spirito costruttivo nell’interesse di tutti, ma visti i risultati molto incoraggianti riscontrati nel primo anno di esecuzione (provvisoria) del CETA, certo, molto di più poteva essere fatto, sol che, accanto alle osservazioni critiche, si fosse badato ai concreti interessi degli esportatori italiani e le diverse componenti dell’expo italiano fossero state formate e messe in condizione di avvalersi con profitto dello strumento che comunque era a loro disposizione.”
Questo il messaggio chiave dell’intervento al seminario dell’Avv. Quattrocchi. Dall’SPA al CETA, dal Canada all’Italia, il direttore spiega come l’accordo di partenariato strategico (SPA) si inserisce in un contesto globale ricco di tematiche che costituiscono i fondamenti sui quali si basano le due realtà contraenti, proponendosi come l’alternativa agli schieramenti più “offensivi”. L’intervento ha delineato il profilo economico di questa partnership, contenuto nel CETA, che crea opportunità ampie per le imprese italiane e per la propria internazionalizzazione, nonché il profitto derivato dall’esportazione dei beni che producono - in crescita come mostrato attraverso un’analisi di dati ufficiali sull’interscambio commerciale tra le parti – oltre che le risorse di cui sia il Canada che l’Italia sono ricchi.
Spiegare i benefici ma anche le perplessità su alcune disposizioni dell’accordo, in materia di proprietà intellettuale e di risoluzione delle controversie (argomento questo fuori dall’esecuzione provvisoria dell’accordo): questo lo scopo del seminario, nel ruolo di esempio di come l’attività formativa sia fondamentale in questa fase, come momento in cui è sicuramente più utile esaminare insieme ed informare sulle misure di questo accordo piuttosto che semplicemente minarne la realizzazione. Un accordo che sta, senza dubbio, accrescendo i ricavi delle nostre imprese riducendo i costi delle operazioni di interscambio e favorendo la partecipazione delle imprese italiane alle gare d’appalto canadesi sia a livello federale, provinciale che municipale, oltre alle ulteriori tematiche contenute nell’accordo.
A parlare di proprietà intellettuale sono stati l’avv. Bernard O’Connor, e l’avv. Luca Guidobaldi, facenti capo al Dipartimento di Proprietà Intellettuale di Nctm Studio Legale. L’Avv. O’Connor si è occupato dei temi IP legati ai prodotti agroalimentari, sottolineando l’importanza del riconoscimento delle indicazioni geografiche dei prodotti italiani da parte del Canada - 41 indicazioni sulle 143 europee riconosciute sono italiane – che non ha contezza dell’istituto di denominazioni d’origine e che ha compiuto questo passo, a noi favorevole, anche per avere maggior controllo sulla contraffazione dei beni e per contrastare il c.d. Italian Sounding. Il CETA non modifica la qualità dei prodotti, non dispone in materia di controllo sulle merci ma agevola gli esportatori italiani attraverso l’eliminazione dei dazi e l’autorizzazione per l’ingresso di prodotti che prima non potevano entrare nel mercato canadese perché privi di riconoscimento. Un approfondimento particolare, l’Avv. O’Connor l’ha dedicato al delicato tema relativo alle esportazioni di prodotti caseari in Canada, mettendo la platea a parte delle delicate questioni relative all’aumento delle quote di ingresso di formaggi italiani in Canada chiarendo come l’aumento delle quote non comporti automaticamente la crescita dell’export italiano in Canada che rimane comunque soggetto alle difficili leggi del mercato: sono questi i temi sui quali è opportuno soffermarsi e discutere cercando di risolverli in questa fase antecedente alla ratifica piuttosto che occuparsi di problemi che tali non sono.
L’Avv. Guidobaldi ha invece illustrato ai partecipanti gli ulteriori importanti temi su cui il CETA è intervenuto in materia di proprietà intellettuale al di là delle previsioni relative alle Indicazioni Geografiche ed ai prodotti agroalimentari. Il focus dell’intervento si è concentrato, da un lato, sulle norme brevettuali in materia di prodotti farmaceutici, e dall’altro, sulle norme in materia di copyright, spiegando come il CETA potrà avere un significativo impatto, anche grazie a queste previsioni, sia nel settore farmaceutico-medicale sia nel settore dei media.
Nel primo caso, il CETA ha imposto al Canada di prevedere il c.d. “patent restoration term”, già familiare in Europa, per far sì che le case farmaceutiche possano ottenere una maggiore durata di protezione brevettuale per i loro farmaci (fino a 2 anni in più) quando la procedura amministrativa è stata particolarmente lunga e complessa ritardandone l’immissione in commercio. Questa previsione va senz’altro a beneficio dell’industria di settore, che peraltro grazie al CETA godrà di un ulteriore vantaggio: per quel che riguarda i dispositivi medicali, il CETA impone infatti un meccanismo di mutuo riconoscimento delle certificazioni e degli standard, da implementarsi attraverso l’adozione di un “Protocollo di Conformità” comune alle autorità certificatrici UE e canadesi, che faciliterà ulteriormente gli scambi commerciali (già cresciuti, in termini di esportazioni europee verso il Canada, del 10%). Per quanto riguarda le disposizioni in materia di diritto d’autore invece l’accordo dispone l’armonizzazione di tutta una serie di norme a maggior tutela dell’industria discografica ed audiovisiva (in particolare dei produttori di supporti riproducenti opere protette o live performances), delle esecuzioni artistiche dal vivo (anche in termini di c.d. equo compenso) e della protezione dei diritti nell’ambiente internet.
A conclusione del seminario c’è stato l’intervento dell’Avv. Angelo Anglani, esperto in materia di dispute resolution and arbitration presso Nctm Studio Legale, che si è occupato di esaminare le controverse disposizioni contenute nel CETA che tanto travaglio hanno portato all’iter conclusivo dell’Accordo: il nuovo meccanismo di risoluzione delle controversie (ICS – Investment Court System) mediante tribunali permanenti (con particolari regole di composizione di tali tribunali) e con la possibilità di appello. Questa parte dell’Accordo da un lato è stato uno dei motivi per cui all’Accordo è stata attribuita la natura “mista” e conseguentemente la necessità di ratifica da parte di ciascuno Stato membro, dall’altro, proprio per le polemiche che l’argomento aveva innestato, si è deciso in fase attuativa di escluderlo dalla esecuzione provvisoria e di farne oggetto di chiarimenti e miglior dettaglio, oltre che di studio, considerata la scelta di fondo adottata. L’Avv. Anglani, dopo aver effettuato una breve e chiara analisi del come e perché il sistema di risoluzione delle controversie è stato attuato e strutturato così come è, ha spiegato come il CETA intenda “strutturare” la risoluzione delle controversie tra Stato e investitore privato, tenendo presente le critiche mosse al sistema fino ad oggi esistente e traendo per quanto possibile vantaggio dall’esperienza del passato. L’Avv. Anglani ha posto in evidenza la scelta di EU e Canada di promuovere nel prossimo futuro la creazione di un tribunale multilaterale per gli investimenti (con un meccanismo d’appello), evidenziando come sia in atto una profonda riflessione a livello internazionale sugli strumenti per assicurare la protezione degli investimenti, nella quale EU e Canada hanno già intrapreso una direzione decisa.
All’esito dell’incontro un serrato question time ha dato modo ai giornalisti presenti di chiarire alcuni dei temi che sono stati trattati. Il seminario ha espresso l’utilità di fare informazione a chi l’informazione la fa, su un tema che ha generato picchi sporadici di interesse politico e dell’opinione pubblica perché ancora in fase di esame da parte delle commissioni tecniche, ma che deve essere portato sui tavoli di chi fa impresa, di chi produce le nostre ricchezze ed è dunque in grado di fiutare i vantaggi che questo accordo realizza.
IL CETA da un anno a questa parte è stato ratificato da 10 paesi europei mentre il Canada ha provveduto alla ratifica con legge federale Bill C-30: informiamo e formiamo la classe imprenditoriale in modo da trarne il massimo vantaggio.
A tal proposito, il Centro Studi Italia-Canada sarà relatore, insieme a Nctm Studio Legale, ad un convegno organizzato da Assolatte che si terrà a Milano il 5 novembre, mentre il prossimo evento organizzato dallo stesso Centro Studi Italia-Canada in partnership con Confindustria, l’International Chamber of Commerce e Nctm Studio Legale, si terrà presso la sede di Confindustria a Roma il prossimo 21 novembre.