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Nuova normativa sulla sicurezza alimentare in Canada: all’export italiano serve chiarezza

Nuova normativa sulla sicurezza alimentare in Canada: all’export italiano serve chiarezza

Intervista con Claudio Gallottini, Ceo di Ita Corporation, esperto internazionale di normativa nordamericana sulla sicurezza alimentare

Il Centro Studi Italia Canada sta seguendo con attenzione la recente entrata in vigore, dal 15 gennaio 2019, del Safe Food for Canadians Regulations (SFCR), la riforma della normativa sulla sicurezza alimentare che si applica all’interno del territorio canadese. Con gli operatori e gli esperti del settore, infatti, molte sono le domande e alcune le incertezze relative all’applicabilità della normativa e alle ricadute sugli esportatori europei e, in particolare, italiani.

Da una parte, l’intervento di Lyzette Lamondin, Executive Director Canadian Food Inspection Agency, nel corso della Global Food Safety Conference 2019 di Nizza tenutasi tra il 25 e il 28 febbraio scorsi, (Guarda il video) sembra confermare che la nuova normativa impatterà sul commercio interprovinciale interno, sull'esportazione dei prodotti canadesi e anche sull'importazione da paesi terzi.

Altre posizioni insistono, invece, sull’esclusiva riferibilità degli obblighi ai soli importatori, unici responsabili della corretta applicazione della normativa. Interpretazione che lascia comunque pensare che agli esportatori da paesi terzi sarà richiesta una maggiore disponibilità a soddisfare standard di sicurezza alimentare che gli importatori canadesi sono oggi più incentivati a richiedere, visti gli obblighi che gravano su di loro dall’entrata in vigore del SFCR.

In considerazione dell’importanza della materia per l'export di prodotti agroalimentari italiani in Canada, proprio in occasione della  Global Food Safety Conference 2019 di Nizza, abbiamo voluto rivolgere alcune domande a Claudio Gallottini, CEO di ITA Corporation, network internazionale presente sulle due sponde dell'Atlantico, a supporto quindi sia degli importatori USA/Canadesi che degli operatori europei interessati ad esportare in questi mercati.

Gallottini è un riconosciuto esperto di normativa nordamericana a livello internazionale: “Trainer of Trainers” per molte Alliance create dalla FDA in USA per la formazione ufficiale degli operatori del settore Agroalimentare e Auditor Regolatorio sul Food Safety Modernization Act (FSMA) USA, al quale la normativa canadese si è ispirata. 

Claudio Gallottini, Ceo Ita Corporation e esperto di normativa e formazione sulla sicurezza alimentare in Nord America

 

Dott. Gallottini, in che ambito possiamo inquadrare le riforme normative canadese e americana in tema di sicurezza alimentare?

Nel 1961 gli Stati Uniti erano impegnati in una campagna di lanci missilistici volti alla conquista dello spazio e la Nasa e lo US Army non riuscivano a creare formulazioni alimentari per i futuri astronauti. Nel vuoto i prodotti si disgregavano e inoltre dovevano essere sicuri. Fu coinvolta, allora, una società di consulenza, la Pilsbury, e finalmente si ottennero prodotti sicuri che non si disgregavano.

Nel 1969 nacque l'embrionale sistema Hazard Analysis and Critical Control Points (HACCP) che, con approccio preventivo, garantiva la produzione di alimenti sicuri. Solo a fine anni Settanta, divenne quello che oggi conosciamo. In seguito, per la necessità di regolamentare il commercio mondiale in sede WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio), gli americani proposero questo sistema ad una Commissione nata dalla FAO e WHO (Organizzazione Mondiale della Salute), chiamata Codex Alimentarius (con sede a Roma all'interno della FAO), e dal 1990 Codex e il sistema HACCP diventarono per tutti i paesi aderenti al WTO il riferimento per la sicurezza alimentare.

Nel 1993 l'attuale Unione Europea prenderà spunto dal Codex per le prime direttive che poi nel 2002 daranno origine al Pacchetto Igiene (attuale quadro normativo sulla sicurezza alimentare comunitaria).

Da ormai tre anni il Codex ha sottoposto a revisione il sistema HACCP e lo scorso novembre a Panama è stata presentata la bozza del nuovo HACCP durante la "Fiftieth session of the codex committee on food hygiene". 

 

Quali sono le novità introdotte?

Durante la Conferenza organizzata dal Global Food Safety Initiative (GFSI) a Nizza si è parlato molto di USA e Canada, ma anche dell'HACCP che verrà, ossia di ciò che succederà in Europa a breve. Il dottor Guillerme Antono Da Costa, Chairperson Codex, ha fatto una sintesi delle novità del nuovo HACCP, in linea proprio con la nuova normativa statunitense e canadese.

  1. Innanzitutto, si fa riferimento al concetto di Cultura della Sicurezza Alimentare, ossia trasmettere consapevolezza ai singoli operatori del perché stanno svolgendo una mansione specifica e del come devono svolgerla per raggiungere l'obiettivo di sicurezza alimentare.
  2. Inoltre, vengono introdotti i Controlli Preventivi, fortissime misure di prevenzione da attuare solo quando pericoli particolarmente nocivi per il consumatore finale possono essere presenti nelle materie prime o negli ingredienti utilizzati per la realizzazione di un prodotto alimentare. Questi pericoli vengono definiti "Serious Adverse Conseguence or Death to Human or Animal” (SACODHA).

In occasione dell’evento, sia la Food and Drug Aministration USA (FDA) che la Canadian Food Inspection Agency (CFIA) hanno illustrato il funzionamento dei rispettivi nuovi requisiti FSMA e SFCR, basati su questi stessi principi: cultura della sicurezza alimentare e controlli preventivi.

Inoltre, è molto probabile che il nuovo Pacchetto Igiene EU, in vista anche di una armonizzazione normativa transatlantica, si allineerà proprio a queste normative.

Un esempio? In Europa abbiamo dei "Prerequisiti" che chiamiamo GMP (Good Manufacturing Procedure). Abbiamo inoltre standard volontari inglesi, tedeschi o internazionali che si aggiungono, chiamati PRP (Prerequisite Programs). In Canada e USA, invece, ci sono una serie di prerequisiti cogenti di base che sono GMPs, SOPs (Standard Operating Procedure) e SSOPs (Sanitary Standard Operating Procedure). Ci sono poi i Prerequisiti derivanti da standard internazionali e in più, oggi, le nuove normative si aggiungono i Preventive Controls (n.5 in USA, n.7 in Canada). Questi ultimi non sono previsti in Europa.

 

Alcuni sostengono che non ci saranno cambiamenti per gli operatori italiani coinvolti nell'export sia verso gli USA che verso il Canada? Cosa ci può dire in merito questo?

Io guardo il mio paese dall’estero e riscontro, lavorando con gli importatori d'oltreoceano, che le cose non sono molto chiare. Il FSMA, che sarebbe il Pacchetto Igiene americano, è stato confuso con uno dei mille standard volontari e non si capisce bene il perché, essendo una normativa cogente federale.

Del SFCR, la normativa canadese, nessuno sapeva nulla fino a dicembre scorso, eppure anche in collaborazione con il Centro Studi Italia Canada, abbiamo organizzato nell’ultimo biennio molti convegni su questo tema. Sono venuto a conoscenza di comunicazioni di settore che parlano di norma applicabile solo alle aziende canadesi, quando invece si applicherà anche ai nostri operatori di riflesso, i quali come "Foreign Supplier" dovranno dimostrare agli importatori canadesi di rispettare i nuovi requisiti dei Controlli Preventivi.

Non temo comunque che avremo problemi ad adeguarci a queste novità. Questa fase mi ricorda i primi anni del 2000, quando entrò in vigore l'HACCP in Europa e c'era una diffusa confusione. Dopo qualche anno, capito il funzionamento, il sistema è andato a regime. Succederà anche in questo caso, in fondo il valore dell'export giustifica una nostra sana attenzione verso queste norme.

 

A screen capture taken from the Canadian Food Inspection Agency website: http://www.inspection.gc.ca/food/imports/step-by-step-guide/eng/1523979839705/1523979840095#a2.3

 

In breve, il Canada cosa ha cambiato nella sua normativa sulla sicurezza alimentare che impatta sulle nostre imprese?

Per un verso il Canada ha operato una semplificazione della materia, nel senso che ha riunito 14 differenti regolamenti in uno unico, il SFCR. Ci complica il fatto che ora dalle carni al vino, passando per la frutta ed i formaggi, l'intero settore deve adottare i Controlli Preventivi con una modulistica e un approccio differente.

In Italia, in 20 anni di HACCP, abbiamo seguito la rotta della "Semplificazione". In particolare, con le autonomie regionali in tema di salute, Regioni come Piemonte, Lombardia e Emilia Romagna hanno adottato una ipersemplificazione sull'applicazione dell'HACCP. Il Nord America invece, e il Canada nel particolare, adottano il sistema come è stato pensato originariamente.

Faccio un esempio. Se lo stoccaggio refrigerato non funziona come voluto, su un particolare prodotto “potrebbero svilupparsi - diciamo noi in EU - Batteri Patogeni". Questo è quello che si legge su documenti di grandi aziende agroalimentari italiane, leader di mercato. In Canada si deve invece scrivere: “Potrebbero svilupparsi E. coli e Salmonella galloprovincialis”. Quindi identificare il pericolo con un nome e cognome è obbligatorio, come lo è pure giustificare la propria affermazione su fonti scientifiche, studi interni o pubblicazioni e atti di conferenze, agenzie regolatorie o associazioni di categoria. Per noi, oggi, già solo questo ultimo passaggio è una rivoluzione.

Altro esempio. Le Registrazioni delle diverse attività, ad esempio di monitoraggio delle temperature, in Italia vengono semplificate, in Nord America hanno un valore di tutela legale. Ecco questi sono alcuni aspetti banali, ma sostanzialmente differenti e divergenti.

 

A quale rischio gli operatori, italiani e europei, vanno incontro, riferendoci alla normativa canadese?

Il problema come ho cercato di spiegare non è tanto di know how, ma di metodo e di contenuti. Di recente, in Europa, la Canadian Food Inspection Agency ha effettuato degli Audit, rilasciando non conformità legate proprio alla gestione dei pericoli ed alle loro giustificazioni. In Italia un noto marchio di pizze si è visto bloccare in dogana i propri prodotti perché non aveva individuato un importatore con licenza. Questa nuova legge aggiorna un sistema precedentemente basato su un assetto di 25 anni fa. Ciò che sarà necessario è supportare i nostri operatori a comprendere questo nuovo approccio per adeguarsi.

Per aiutare i nostri operatori, sarò presente al "15th Annual Food Safety Summit" di Toronto il 2 e 3 Aprile prossimi, dove incontrerò la CFIA per avere ulteriori chiarimenti applicativi. Il focus del convegno sarà l'applicazione del SFCR. Il suggerimento per tutti gli operatori è comunque quello di farsi un’idea sui siti ufficiali delle agenzie nordamericane, sempre molto dettagliati, cercare di partecipare a qualche consesso ufficiale e diffidare di chi semplicemente afferma che nulla è cambiato.

Paradossalmente, nei rapporti con il Nord America, il problema molto spesso non è rappresentato dalle Agenzie Regolatorie, ma dal mercato, che tramite Retail e grandi catene di distribuzione, per alzare il livello di autotutela ed abbassare il rischio di impresa tramite Audit di terza parte impongono in modo severo il rispetto delle norme nazionali.

È il caso degli USA dove l'Accredited Third Party Certification Rule prevede oggi la Certificazione FSMA del Foreign Supplier. Stessa opzione adottata anche dal Canada, che sarà a disposizione degli importatori, come chiaramente detto da Lyzette Lamondin, durante il GFSI 2019. Si richiede cioè agli importatori di verificare che il cibo importato sia stato prodotto in un modo conforme agli standard di sicurezza applicabili.