Materie prime critiche: dalla strategia dell'UE alla partnership Italia-Canada per una transizione sostenibile
La Raw Materials Week 2024 organizzata dalla Commissione Europea offre l’occasione per tornare ad occuparsi di materie prime e del ruolo del CETA.
di Paolo Quattrocchi e Marco Castriani
Come è noto, il CETA è entrato in vigore nel 2017, ma le negoziazioni erano effettivamente iniziate nel 2009. Se calcoliamo il tempo trascorso per il tramite delle innovazioni tecnologiche avvenute negli ultimi anni, è facile intuire come l’accordo non possa coprire e regolamentare molte delle attuali sfide globali. Tra queste, spicca la sicurezza economica legata all’approvvigionamento sostenibile delle materie prime, un aspetto cruciale strettamente interconnesso sia alla transizione digitale che a quella energetica.
Comprendere l’importanza dell’approvvigionamento delle materie prime critiche è fondamentale per delineare il futuro economico e tecnologico globale, legato ai processi di transizione digitale ed energetica. Questi processi, sempre più presenti nelle agende politiche internazionali, richiedono un accesso costante e sicuro a determinati minerali e risorse. Solo in questo modo sarà possibile raggiungere sia gli obiettivi strategici nel settore digitale, sia gli ambiziosi obiettivi climatici della transizione verso le energie rinnovabili e un’economia più verde.
Questa interconnessione evidenzia la necessità di una strategia globale per l’Unione Europea che garantisca un approvvigionamento sostenibile e resiliente, limitando al contempo i rischi geopolitici, economici e ambientali causati da un’eccessiva dipendenza da un numero ristretto di fornitori.
Questi temi non sono stati scelti arbitrariamente per questa analisi, ma sono le priorità emerse recentemente durante il vertice tra Canada e UE del novembre 2023 svoltosi a St. John’s, in Canada. Oltre a rimarcare i forti legami alla base della cooperazione, Canada e UE hanno anche individuato nuove aree di collaborazione come la creazione di una Green Alliance e il lancio di una Digital Partnership. Al termine del vertice, tramite una dichiarazione congiunta, è stata anche stabilita l’entrata del Canada ai programmi Pillar II Horizon Europe, il programma dell’Unione Europea per la ricerca e l’innovazione.[1]
Anche il governo italiano, tramite nuove politiche, si sta impegnando per un rinnovamento delle strategie relative alle materie prime e alle politiche minerarie. L’obiettivo è diversificare le fonti di approvvigionamento e adeguarle agli standard europei, attraverso una revisione delle strategie nazionali e la ricerca di nuove partnership, tra cui quella cruciale con il Canada.
Sfide globali e strategie dell'Unione Europea
Attualmente, l’Unione Europea dipende in larga misura dalle importazioni da Paesi terzi di indispensabili materie prime critiche, una vulnerabilità resa ancora più evidente dall’aumento della domanda globale. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), la domanda di queste risorse potrebbe aumentare fino a 40 volte nei prossimi vent’anni[2] e, per raggiungere gli obiettivi net-zero entro il 2050, sarà necessaria un’attività estrattiva sei volte superiore a quella attuale.[3]
Questi materiali sono fondamentali per settori strategici, come la produzione di batterie (litio, cobalto, nichel), pannelli solari (gallio), tecnologie eoliche (boro grezzo), e per i comparti spaziale e della difesa (titanio e tungsteno). Inoltre, da quanto emerso nel corso del recente convegno organizzato presso la rappresentanza del Canada a Bruxelles nel dicembre 2024, la distribuzione globale di queste materie prime critiche è concentrata in un numero limitato di Paesi:
- la Cina fornisce fino al 100% delle terre rare all’UE e domina il mercato globale;
- la Repubblica Democratica del Congo è il principale fornitore di cobalto;
- l’Indonesia è il principale fornitore di nichel;
- il Cile detiene riserve significative di litio e rame.
L’attuale situazione geopolitica, anche a seguito della guerra in Ucraina, ha ulteriormente evidenziato la necessità di ridurre la dipendenza energetica e mineraria dalla Russia e della Cina. Anche la presidente della Commissione Europea ha recentemente ribadito l’importanza di diversificare le fonti di approvvigionamento e ridurre la dipendenza dalla Cina.[4]
È sempre più evidente, dunque, l’importanza delle materie prime critiche per la crescita economica e la sicurezza strategica dell’UE, specialmente nei settori della difesa, delle energie rinnovabili e della transizione digitale.
Per affrontare queste sfide l’UE ha delineato la propria strategia tramite l’European Critical Raw Materials Act, adottato nel maggio 2024. L’iniziativa mira a garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile e a ridurre la dipendenza da singoli Paesi fornitori. I principali obiettivi includono:
- rafforzare le capacità in tutte le fasi della supply chain;
- ridurre le dipendenze da Paesi terzi, diversificando le fonti di approvvigionamento;
- promuovere la sostenibilità nelle catene di approvvigionamento;
- aumentare l’autonomia produttiva europea, potenziando l’estrazione, la lavorazione e il riciclaggio a livello nazionale.
Un’altra idea dell’UE per migliorare la resilienza delle catene di fornitura è la creazione di un Critical Raw Materials Club, che includa partner fidati, tra cui il Canada.[5]
Una mossa strategica è stata la partecipazione dell’UE alla Mineral Security Partnership (MSP), un’iniziativa multilaterale lanciata nel 2022 dagli Stati Uniti. L’obiettivo della MPS è rafforzare la sicurezza globale delle supply chain delle materie prime critiche, promuovendo investimenti strategici e la diversificazione delle fonti.
Il Canada come partner strategico ideale
Negli ultimi anni, la cooperazione tra Unione Europea e Canada sul tema delle materie prime ha visto un significativo rafforzamento e si configura come una delle più avanzate e strategiche a livello globale, soprattutto grazie al Canada-EU Strategic Partnership on Raw Materials del 2021.
Il Canada emerge come un partner strategico ideale per l’UE. Dotato di abbondanti risorse naturali e di un quadro normativo stabile e trasparente, il Canada condivide con l’UE valori fondamentali come democrazia, sostenibilità e rispetto dei diritti umani.
A testimonianza dell’impegno concreto del Canada su questi aspetti, in occasione della COP15 di Montréal del 2022, il Paese ha promosso la nascita della Sustainable Critical Minerals Alliance (SCMA), insieme ad Australia, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti. Nel giugno 2024, anche la Svezia si è unita all’Alleanza, consolidando ulteriormente questo impegno globale. L’SCMA è strettamente allineata agli obiettivi del G7 2030 Nature Compact, che mira a fermare la perdita di biodiversità entro il 2030 attraverso una riduzione sistemica delle emissioni di gas serra.[6] Lo scopo dell’Allenza è promuovere l’adozione globale di pratiche di estrazione, lavorazione e riciclaggio ambientalmente sostenibili e socialmente inclusive, nonché di catene di fornitura responsabili per i minerali critici.[7] Questa iniziativa testimonia ulteriormente la leadership del Canada nel promuovere un modello di cooperazione internazionale che unisca la sicurezza delle supply chain con la responsabilità ambientale e sociale.
Per quanto riguarda la straordinaria ricchezza di risorse naturali, il Canada è tra i primi dieci produttori mondiali di litio, cobalto, rame e nichel. Inoltre, il Paese è un leader globale nella produzione di uranio, potassio, alluminio, carbone metallurgico e rame, vantando la disponibilità di 34 minerali critici considerati essenziali per la transizione energetica e digitale.
Per l’UE i vantaggi di una cooperazione con il Canada sono molteplici:
- la stabilità economica e politica;
- gli standard ESG elevati: la tradizione mineraria canadese si distingue per l’impegno verso la sostenibilità, sostenuto dal programma Towards Sustainable Mining (TSM) della Mining Association of Canada (MAC), che ambisce ad un costante miglioramento delle pratiche ambientali e sociali nel settore, rendendole tra le più avanzate al mondo;
- la collaborazione consolidata tramite la Strategic Partnership on Raw Materials del 2021.
Dal lato canadese, nonostante l’abbondanza di risorse naturali, il Paese necessita di capitale per sfruttarle appieno, soprattutto dopo la perdita di alcuni finanziamenti cinesi, che ha creato un vuoto significativo negli investimenti minerari. Per colmare questa lacuna, il governo canadese deve promuovere collaborazione reciproche attraverso iniziative come la MSP e incentivare l’ingresso di investimenti privati.
In questo scenario, il CETA rappresenta la piattaforma ideale per promuovere catene di approvvigionamento più sicure e sostenibili tra Canada e UE. Nonostante l’esistenza di un forum sul dialogo bilaterale sulle materie prime che si aggiorna annualmente, la ratifica e la possibilità di integrare il CETA con nuove regolamentazioni sulle materie prime aiuterebbe a garantire maggiore concretezza nelle strategie ed iniziative dell’UE nei confronti del Canada, anche con una prospettiva globale.
Collaborazione Italia-Canada: vantaggi economici, tecnologici e geopolitici
L’Italia e il Canada hanno recentemente adottato, in occasione del G7 in Puglia nel giugno 2024, la Roadmap for Enhanced Cooperation, un accordo strategico che rafforza la collaborazione tra i due Paesi. A consolidare ulteriormente i rapporti bilaterali si è aggiunta, il 10 ottobre 2024, la Dichiarazione Congiunta sulle Materie Prime Critiche, la Sicurezza Energetica e la Transizione Sostenibile.
Grazie a queste recenti collaborazioni, sebbene il Parlamento italiano non abbia ancora ratificato il CETA, il nostro esecutivo sta operando concretamente sulla questione delle materie prime, incentivando uno stretto dialogo con il governo canadese, attraverso accordi bilaterali che garantiscono la sicurezza e la sostenibilità nel rifornimento di materie prime critiche.
Oltre ai dialoghi bilaterali, il governo italiano sta cercando di stare al passo con i cambiamenti nel settore delle materie prime, anche tramite alcune iniziative unilaterali, tra cui il “DL Materie prime critiche”, approvato dal Consiglio dei ministri nel giugno 2024. Il decreto intende adeguare la normativa nazionale sul settore minerario agli standard europei previsti dal Critical Raw Materials Act. Gli obiettivi del decreto, per una politica nazionale sulle materie prime, sono:
- promuovere la transizione digitale e green;
- garantire sicurezza nell’approvvigionamento;
- rispettare i principi ambientali.[8]
Il “DL Materie prime critiche” è una concreta dimostrazione della volontà del governo italiano di rivedere le politiche sul settore minerario, allineandole agli sviluppi europei e globali.
Questa evoluzione potrebbe creare un nuovo spazio per lo sviluppo delle relazioni economiche e commerciali tra Italia e Canada, con l’obiettivo di favorire un’interconnessione vantaggiosa. Da un lato le aziende canadesi, con elevate competenze nel settore, potrebbero essere incentivate a investire nel settore minerario in Italia, dall’altro le imprese italiane potrebbero entrare a far parte della filiera, offrendo tecnologie e altri prodotti o servizi.
Un’altra opportunità per stringere partnership in questo settore è la Convention PDAC (Prospectors & Developers Association of Canada) di Toronto, un evento annuale di rilievo per l’industria mineraria globale che si terrà nel marzo 2025. L’evento merita una menzione perché rappresenta una piattaforma rilevante per le aziende, che possono esplorare nuovi mercati e condividere conoscenze su sostenibilità e tecnologie emergenti.
Ratificare e revisionare il CETA per massimizzare i benefici della collaborazione
Secondo le norme dell’UE, se un paese membro comunica a Bruxelles di non voler ratificare il CETA, “l’applicazione provvisoria deve essere e sarà interrotta”. Tuttavia, poiché la Commissione Europea a seguito di ciò, per porre fine all'applicazione provvisoria dell’accordo, dovrebbe elaborare una proposta da adattarsi a maggioranza qualificata, ovvero che almeno 15 Paesi membri in rappresentanza del 65% della popolazione dell’UE, il rischio di un collasso dell’accordo è piuttosto remoto, e questo è ancor più vero se si considera la volontà della maggior parte degli Stati europei.[9]
È evidente, tuttavia, che il CETA non possa essere applicato provvisoriamente per sempre. La mancata ratifica a lungo termine comporterebbe il rischio di perdere i benefici derivanti dall’accordo, non solo in termini di stabilità e collaborazione a lungo termine, ma anche per quanto riguarda la proprietà intellettuale.
Inoltre, la mancata ratificazione del CETA è destinata a provocare la mancanza di normative e controlli specifici fondamentali nelle questioni descritte. Dal punto di vista dell’UE e degli Stati membri comporterebbe una mancata crescita potenziale sulla sicurezza delle supply chain delle materie prime, che implicherebbe considerevoli impatti economici e geopolitici.
L’Italia non ha ancora ratificato il CETA, principalmente a causa di preoccupazioni per il settore agro-alimentare, senza però una obiettiva valutazione dei considerevoli e innegabili vantaggi che il CETA porta con sé, così come dimostrati da tutti gli indicatori.
È auspicabile che, alla luce dei risultati, della intensità e della rilevanza che la partnership strategica UE/Italia – Canada, riveste, il Parlamento italiano possa concludere positivamente e in tempi brevi il dibattito sulla ratifica con serenità, convinzione e lungimiranza.
[2] https://www.iea.org/reports/global-critical-minerals-outlook-2024/outlook-for-key-minerals
https://www.centrostudi-italiacanada.it/articles/in-vista-della-decisione-sulla-ratifica-del-ceta
[3] https://theconversation.com/we-could-need-6-times-more-of-the-minerals-used-for-renewables-and-batteries-how-can-we-avoid-a-huge-increase-in-mining-impacts-206864#:~:text=The%20International%20Energy%20Agency%20estimates,vehicles%20and%20battery%20storage%20alone.
[7] https://www.canada.ca/en/campaign/critical-minerals-in-canada/our-critical-minerals-strategic-partnerships.html#scma