«Ciò che avviene nell'Artico non resta nell'Artico»: l'intervento di Laura Borzi a "The future of the Arctic: conflict or cooperation?"

Il 15 novembre si è svolto The Future of the Arctic: conflict or cooperation?, organizzato dal Centro Studi Americani di Roma. L'evento è stato approfonditamente raccontato da Osservatorio Artico sul proprio sito, da cui attingiamo per dare conto dell'intervento di Laura Borzi, analista del Centro Studi Italia-Canada ed esperta di Artico.
L'evento The future of the Arctic: conflict or cooperation?, recentemente promosso dal Centro Studi Americani di Roma, ha offerto un dibattito approfondito e coinvolgente con la partecipazione di esperti italiani e statunitensi. L'occasione ha visto la presentazione di due panel distinti, con un'illustre platea di ospiti che hanno contribuito a delineare le dinamiche in gioco nel contesto artico.
Il primo panel, dedicato alla riflessione sulla possibile coesistenza o conflittualità nell'Artico, è stato moderato da Lucio Martino del Guarini Institute presso la John Cabot University. Tra i relatori di spicco figur anche Laura Borzi del Centro Studi Italia-Canada che, nel corso del dibattito, ha sottolineato che le tensioni nell'Artico non sono fenomeni circoscritti, ma piuttosto emergono a livello sistemico, con impatti significativi nella regione settentrionale e oltre. Affidandosi al noto adagio "ciò che avviene nell'Artico non resta nell'Artico", Borzi ha evidenziato come la regione polare agisca come un indicatore cruciale per la salute complessiva del nostro pianeta. Quest'area, caratterizzata da un riscaldamento quattro volte superiore rispetto al resto del globo terracqueo, genera effetti rilevanti non solo nel Nord, ma si riflettono anche in direzione opposta, a Sud.
L'interesse crescente da parte di attori internazionali, come la Cina, verso la cooperazione scientifica nell'Artico, è stato delineato da Borzi come un'opportunità unica per gli Stati artici. Tuttavia, questa prospettiva porta con sé sfide considerevoli, soprattutto in termini di governance e di processi decisionali. Borzi ha inoltre sottolineato un fenomeno degno di nota: a volte, grandi potenze come gli Stati Uniti e la Russia hanno mantenuto un profilo relativamente basso, mentre medie potenze come Canada e Norvegia hanno assunto ruoli più prominenti nel dibattito artico, aggiungendo un ulteriore strato di complessità alle dinamiche geopolitiche della regione.
Leggi il report completo dell'evento, realizzato da Osservatorio Artico.
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