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La visita del ministro dell'Immigrazione del Canada Ahmed Hussen a Roma

La visita del ministro dell'Immigrazione del Canada Ahmed Hussen a Roma
Roma, 19 luglio 2017 - Visita del Ministro canadese Ahmed Hussen al Viminale. Foto di Oreste Fiorenza

Da ex rifugiato a membro del Governo canadese: il ministro per l’Immigrazione del Canada, Ahmed Hussen, in visita istituzionale a Roma dal 19 al 21 luglio, dibatte sui temi relativi ai flussi migratori portando anche la sua storia personale di accoglienza e integrazione in Canada.

 

La sua è una storia significativa, come lo è stata per il mondo politico internazionale la sua nomina a ministro per l’Immigrazione, per i Rifugiati e la Cittadinanza canadese da parte del premier Trudeau. Ahmed Hussen, somalo scappato dalla guerra nel 1993 e oggi ministro del Governo canadese, ha guidato la delegazione in visita istituzionale a Roma dal 19 al 21 Luglio, dove si è confrontato con le autorità politiche e sociali italiane sul fenomeno migratorio.

Ad aprire la visita istituzionale del ministro canadese è stata una tavola rotonda al Viminale con il prefetto Rosetta Scotto Lavina, Direttore Centrale per le Politiche dell’Immigrazione e dell’Asilo, che ha sottolineato la necessità di proseguire una collaborazione avviata lo scorso gennaio con la visita istituzionale in Canada di una delegazione italiana composta anche da rappresentanti dei Comuni di Roma, Milano e Palermo.

Alla presenza inoltre di Federico Soda, Direttore dell’Ufficio di Coordinamento per il Mediterraneo dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) e del Vicecapo di Gabinetto del Comune di Roma, Marco Cardilli, Ahmed Hussen  ha espresso il suo apprezzamento per gli sforzi italiani nel compiere la delicata gestione dei migranti con esemplare umanità, evidenziando le criticità che anche il Canada sta affrontando con l’incremento degli arrivi dei rifugiati.

Il ministro ha poi visitato la Comunità di Sant’Egidio ed il Centro Accoglienza Richiedenti Asilo di Castelnuovo di Porto, entrambe a Roma, dove ha ascoltato le toccanti testimonianze dei rifugiati e ha incoraggiato il programma dei corridoi umanitari e l’importante lavoro di chi offre accoglienza ed assistenza ai migranti, soffermandosi anche sulle possibili forme di collaborazione tra questi centri e il governo canadese.

Da ex rifugiato a ministro: la storia a lieto fine di Ahmed Hussen

“L’immagine dei profughi deve pian piano cambiare, sono conscio di come la comunità dei migranti sia stigmatizzata e la percezione del migrante dovrà essere un’altra, fermo restando i problemi legati all’integrazione.” Fin dalle prime battute del ministro, il sentire comune è stato unanime nel riconoscere la sensibilità ed il significato della nomina di un ex rifugiato, giunto in Canada nel 1993 dalla Somalia in guerra all’età di 16 anni, al Ministero per l’Immigrazione, per i Rifugiati e la Cittadinanza canadese voluta dal premier Trudeau. La sua storia, iniziata tragicamente e evolutasi in maniera fortunata, è stata vista fin da subito come l’espressione delle opportunità che il Canada offre ai cittadini stranieri che approdano sul proprio territorio e, d’altra parte, del rispetto dei cittadini accolti per le regole destinate alla loro integrazione ed al benessere proprio e del popolo canadese.

Ahmed D. Hussen, entra in Canada all’età di 16 anni dalla Somalia in qualità di rifugiato e, dopo aver terminato gli studi di scuola superiore, si laurea in legge presso l’Università di Ottawa. La sua carriera politica inizia nel 2001, come volontario nell’Assemblea Legislativa dell’Ontario e prosegue con il ruolo di Assistente del leader provinciale dell’opposizione. Dopo aver ricoperto per due anni il ruolo di Assistente Speciale in concomitanza con la vittoria delle elezioni da parte dei Liberali, si dedica alla Commissione per la Sicurezza Nazionale della Royal Canadian Mounted Police.

Da diversi anni ricopre la carica di Presidente Nazionale del Congresso Somalo e, sotto la sua leadership, sono stati avviati progetti di tutoraggio e sviluppo nazionale per la grande comunità musulmana e la comunità ebraica, come anche per la scolarizzazione delle donne somale. Attualmente, dopo l’elezione in Parlamento del 2014, ricopre la carica di Ministro dell’Immigration, Refugees and Citizenship ed il suo contributo può rivelarsi davvero importante per migliorare la gestione dell’immigrazione, tenendo conto che il governo di Trudeau prevede di portare entro il 2017 a 300.000 il numero degli immigrati presenti nel Paese, di cui, la maggior parte non sarà composta da rifugiati politici ma da migranti accolti per motivi economici.

 

La visita della delegazione è proseguita il secondo giorno, 20 luglio, con la tavola rotonda “Verso un dialogo più positivo sulle questioni migratorie in Italia”, tenuta all'Ambasciata del Canada a Roma ed in occasione della quale il ministro ha incontrato alcuni operatori nazionali, facendosi portatore dei programmi adottati dal Canada per la gestione del fenomeno migratorio tra i quali: Targeted Employment Strategy, Temporary Foreign Workers Program, Global Skills Strategy e Start-up Visa Program, attraverso i quali il sistema canadese ha disposto una serie di regole nonché di possibilità per coloro che sono intenzionati ad emigrare in Canada, tenendo conto delle differenti finalità. La ratio di tali programmi consiste nel voler fornire un servizio utile e ben strutturato al fine di facilitare sin dal principio la scelta del cittadino straniero, rendendola il più possibile mirata ad uno scopo. Nel caso specifico degli operatori italiani, può agevolare lo scambio di personale qualificato ed il trasferimento di know how, soprattutto in considerazione del fatto che l’Accordo CETA sancisce un’ampia apertura in materia di investimenti esteri e di facilitazioni per l’ingresso sul mercato canadese di aziende straniere.

Il programma del viaggio istituzionale del ministro canadese per l’Immigrazione non poteva non prevedere una visita al Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto-Guardia Costiera: un confronto diretto con i compiti istituzionali di una realtà impegnata operativamente nel fenomeno migratorio e un focus  sulle attività di salvataggio e di prima gestione dei flussi nel Mediterraneo centrale, alla presenza dei Capi Reparto e Capi Ufficio di Staff del Comando Generale.

Mobilità delle persone e lavoro: c’è anche il CETA

L’incontro di idee in materia di immigrazione con l’establishment canadese va ad arricchirsi di significato in relazione all’Accordo CETA e alle sue disposizioni in materia di labour. Tra le motivazioni che hanno spinto a prevedere delle norme che disciplinassero i criteri occupazionali e di mobility da una sponda all’altra dell’oceano, vi è soprattutto l’auspicato aumento dei rapporti imprenditoriali fra Europa e Canada che necessita di uno snellimento delle procedure di ingresso del personale adibito allo stabilimento di business relations in territorio straniero. Gli iter procedurali che devono essere riadattati riguardano principalmente i visti ed i permessi di lavoro, le tempistiche di elaborazione delle applicazioni ed il riconoscimento delle qualifiche professionali.

Il CETA mira a facilitare la mobilità del lavoro tra il Canada e l’Unione Europea attraverso due disposizioni fondamentali: l’ingresso ed il soggiorno temporaneo di persone fisiche che dimostrano di avere finalità di business ed il reciproco riconoscimento delle qualifiche professionali attraverso la negoziazione del mutual recognition agreements (MRA) da parte degli organismi professionali. Quest’ultima disposizione permette agli operatori di entrambe le sponde dell'Atlantico di esercitare la propria professione nel territorio della controparte.

Il Canada ha un’esperienza rilevante in materia di immigrazione e conduce politiche basate sull’apertura e sull’integrazione, candidandosi ad un possibile ruolo di mentorship per i paesi europei che ogni giorno si scontrano con un problema che va distinto fra: migrazione regolare, dovuta alla ricerca di opportunità o diretta conseguenza della globalizzazione ed investimento d’impresa; accoglienza dei profughi di guerra e richiedenti asilo; migrazione irregolare o a scopi terroristici. In questo scenario, l’Europa si confronta con un paese che ha avviato da anni politiche di snellimento delle pratiche burocratiche per agevolare l’ingresso di cittadini stranieri nel proprio territorio, partendo dalla verifica dei requisiti per lavoratori stranieri, per studenti eccellenti in cerca di carriera internazionale e per rifugiati che fuggono dai teatri di guerra. Vanno di certo tenute in considerazione le differenze oggettive tra Europa e Canada: di tipo geografico, quali la posizione e la vastità del territorio; di tipo economico, quale il tasso di crescita e di innovazione; di tipo geopolitico, ossia il costante confronto con realtà complesse e diverse fra loro, quali Africa, Medioriente e Asia occidentale.

Le linee guida adottate dal Canada per una buona gestione del fenomeno suggeriscono all’Europa che, anche grazie al CETA, il legame che si sta consolidando oltreoceano, è spendibile in questioni che coinvolgono ambo le parti, tra cui la migrazione.