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La prima Conferenza Mondiale sui Grandi Fiumi si è tenuta a Roma dal 23 al 25 ottobre

La prima Conferenza Mondiale sui Grandi Fiumi si è tenuta a Roma dal 23 al 25 ottobre
Water and Climate: in occasione del summit internazionale dei fiumi 6 fontane di Roma sono state illuminate di blu dallo sponsor ACEA

Favorire l’interscambio di  esperienze,  informazioni e know how sulla gestione sostenibile dell’acqua: un importante passo avanti in ambito internazionale al vertice organizzato dall’Italia, il primo a riunire le autorità dei più grandi fiumi del mondo, le istituzioni finanziare e le organizzazioni internazionali..

Il Canada ha presentato la realtà del San Lorenzo. Jean Lemire, Emissario del Québec ai Cambiamenti Climatici: “Adottare una strategia da cittadini del mondo”.

Siglata la Carta di Roma: sarà uno dei punti fondamentali della discussione a Bonn in occasione della Cop23. Il Ministero dell’Ambiente lancia l’Alleanza delle Imprese italiane per l’Acqua ed il Cambiamento Climatico.

 

*Francesca Paolucci

“I fiumi sono al centro della sfida climatica, ambientale e di sviluppo economico globale. C’è dunque un filo conduttore che lega il Po e il Mississippi, il Reno e il Fiume Azzurro con i più piccoli corsi d’acqua italiani. L’obiettivo della Conferenza sarà scambiare esperienze e sentirci tutti parte, proprio come accaduto a Parigi, di un’unica profonda sfida di tutela e di crescita”. Così, il 22 marzo scorso, in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti aveva annunciato la prima Conferenza Mondiale dei Grandi Fiumi. La tre giorni di lavori si è, quindi, tenuta a Roma dal 23 al 25 ottobre, nella Sala della Protomoteca del Campidoglio, con gli interventi in apertura del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, che ha letto un messaggio di Papa Francesco, del Presidente del Consiglio dei Ministri italiano, Paolo Gentiloni e della Sindaca di Roma, Virginia Raggi, uniti nel sostenere l’iniziativa organizzata dal Ministero dell’Ambiente e nel ricordare il valore collettivo del bene acqua e l’importanza di ottimizzare i sistemi che lo gestiscono.

Gli interventi dei rappresentanti dei più grandi corsi d’acqua del globo, la presenza di organizzazioni internazionali e delle principali istituzioni finanziarie del mondo (Fmi, Banca mondiale, Bei), sono stati il segnale della volontà di attuare un vertice significativo, improntato alla concretezza dei risultati e alla cooperazione e sinergia tra i Paesi convolti, la società civile, il settore privato. La Conferenza internazionale, chiusa dal discorso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha raggiunto infatti due importanti obiettivi: la firma della Carta di Roma, il documento con le conclusioni dei lavori, “le buone pratiche comuni per la gestione dei fiumi internazionali”, siglata da 47 bacini idrici mondiali e che sarà uno dei punti fondamentali del prossimo meeting sul clima (Cop23), che si terrà a Bonn a novembre, e la presentazione, da parte del Ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti e del coordinatore dei lavori Walter Mazzitti, dell’Alleanza delle Imprese italiane per l’Acqua ed il Cambiamento Climatico che riunisce due mondi, quello dell'ambiente e quello dell'industria, le più importanti imprese e associazioni di categoria italiane che utilizzano l’acqua per scopi produttivi. I contraenti si sono impegnati ad assumere un approccio più responsabile nei processi produttivi, valutando e misurando i rischi degli impatti diretti ed indiretti sulle risorse idriche; intraprendendo azioni volte ad ottimizzare la gestione dell’acqua nelle attività di produzione di beni e resa di servizi; promuovendo il ‘riciclo” di acque depurate ed assicurando elevati standard di sicurezza e, non in ultimo, lavorando per accrescere nelle generazioni future il senso di consapevolezza del valore dell’acqua e del suo possibile utilizzo sostenibile.

Dal Nilo al Senegal, passando per il Congo, dal Yangtze al Mekong, dall’Amazzonia al Rio de La Plata, dal Mississippi al San Lorenzo, dal Volga al Danubio, i delegati internazionali dei più importanti bacini idrici del mondo hanno avuto l’opportunità di presentare la propria realtà ambientale, sotto il profilo economico, politico e sociale, e di interfacciarsi con i diversi modelli di gestione delle risorse idriche. Esempi come quello del Niger, che spinge per un ampio coinvolgimento della società civile, hanno trovato spazio alla Conferenza accanto ai bacini di aree europee, come il fiume Sava, che incentra le proprie politiche di gestione sull’alta expertise, sull’hi-tech e su sistemi sofisticati. Poiché l’acqua è un bene prezioso che appartiene alla collettività, lo spirito del meeting internazionale non ha avuto carattere concorrenziale, ma di condivisione, affinché attraverso una completa sinergia delle forze messe in campo, il dialogo e la cooperazione si creino le condizioni per evitare disastri naturali con conseguenze drammatiche. Il futuro dell’acqua rischia infatti di essere sconvolto dai cambiamenti climatici e, d’altra parte, i bacini idrici sono a loro volta spesso causa di ripercussioni ambientali distruttive e violente.

Ci sono, inoltre, ancora milioni di persone che non hanno accesso all’acqua in molti Paesi sui quali l’attenzione internazionale è carente, come ha ricordato, nel suo vibrante intervento, Hakima El Haité, Campionessa sul Clima del Regno del Marocco e Presidente del COP22, sollecitando a sostenere azioni che rendano concrete le misure stabilite dagli Accordi di Parigi del 2015, che facciano pressioni sulle istituzioni per ottenere risorse finanziarie e che rendano i Paesi in grado di affrontare una globalizzazione sempre più veloce.

La cura dei bacini idrici, il lavoro congiunto fra settore pubblico e privato, società civile e stakeholder, la condivisione di expertise e know how e l’attivazione di investimenti sono gli strumenti attraverso i quali si possono risanare le zone colpite dal degrado del suolo, le aree abbandonate a causa del rischio idrogeologico e, nel contempo, creare opportunità di crescita. Questo il nodo centrale degli interventi che si sono susseguiti nella session di confronto tra i rappresentanti dei fiumi, tra i quali Niger, Gange, Sava e La Plata, delle Ong “EcoPeace Middle East” e “Legambiente” e delle commissioni dedicate degli organismi europei ed internazionali. 

Il meeting è stato anche la concreta occasione per presentare i meccanismi di finanziamento dedicati all’adattamento ai cambiamenti climatici grazie alla presenza dei rappresentanti delle istituzioni finanziarie mondiali e delle organizzazioni regionali come Monica Scatasta (Banca Europea per gli Investimenti), Sonja Koeppel (UNECE), Gian Maria Milesi Ferretti (Fondo Monetario Internazionale), Christian Severin (Global Environmental Facility), Khatim Kherraz (Osservatorio del Sahara e del Sahel).

Il confronto tra i grandi fiumi ha creato le basi per la costruzione di un’unione salda e lungimirante, che condivida intenti e politiche di sviluppo nel rispetto delle biodiversità, tenendo in considerazione l’eterogeneità dei territori, delle culture, dei sistemi socio-politici.

Il Canada, con il fiume San Lorenzo, è stato rappresentato alla Conferenza da Jean Lemire, di recente nominato dal governo provinciale del Québec Emissario ai Cambiamenti Climatici e intervistato in questa occasione dal Centro Studi Italia Canada, che ha presentato la gestione del bacino idrico affidata ad una pianificata azione di lungo periodo, attraverso vasti programmi interni di sviluppo, come la Maritime Strategy ed il Plan Nord, inseriti in una visione più ampia che coinvolge otto Stati federali americani e due province canadesi, dall’Oceano Atlantico ai Grandi Laghi, per una lunghezza complessiva di 2.340 miglia (3.700 km) sulla zona di confine fra Canada e Stati Uniti: il Seaway System.

 

Il ‘Contratto di Fiume’

Di particolare interesse è stato il contributo italiano in materia di lavoro congiunto delle forze operanti per la gestione delle risorse idriche dato dal Tavolo nazionale sui Contratti di Fiume, che, attraverso l’intervento del coordinatore scientifico, Massimo Bastiani, ha evidenziato l’importanza della mediazione nel confronto fra realtà spesso eterogenee o con interessi differenti. Il ‘Contratto di Fiume’ è uno strumento volontario, un modello di partenariato strategico tra gli attori interessati, riconosciuto ed utilizzato da molti Paesi, tra i quali il Canada, e che oggi conta più di 250 progetti in fase di costruzione e valutazione. Attraverso tale strumento si può informare, coinvolgere e far collaborare attivamente la comunità locale con le autorità e le imprese, per raggiungere un obiettivo comune con un approccio responsabile.

 

Anche gli Stati Uniti, con l’intervento di  Belinda Constant, co-presidente del Mississippi River Cities and Town Initiatives (MRCTI), hanno condiviso la propria esperienza e gli interventi resisi necessari in seguito ai disastri naturali (Katrina, Isaac, Ike, ecc)  che hanno arrecato danni per centinaia di miliardi di dollari allo Stato, alla popolazione ed alle economie locali. In questo contesto di cooperazione si legge l’esortazione “Let’s go to work!” di Belinda Costant. L’auspicio è la realizzazione di un efficace meccanismo di investimento attraverso la collaborazione tra Stati federali e province canadesi, uniti dal comune intento “di adottare una strategia da cittadini del mondo”, come ha sottolineato Jean Lemire.

Le parole del Ministro dell’Ambiente Galletti nel discorso di chiusura del vertice, hanno, infine, richiamato l’attenzione sul ruolo delle donne: “A rappresentare i grandi fiumi e le organizzazioni internazionali abbiamo visto tante donne e questo è per me un ulteriore segnale di progresso, un ulteriore elemento di fiducia". Il ministro ha poi sottolineato l’importanza del focus sull’Africa, alla quale il Governo italiano ha destinato cinque milioni di euro per un progetto di monitoraggio dei fiumi Congo e Senegal. “Abbiamo dedicato una grande parte di questo Summit ai paesi africani, che sono quelli che più soffrono del cambiamento climatico e della mancanza d'acqua.”

Il fiume, simbolo di una visione di rigenerazione, di lungimiranza e di coesione, che nasce da una sorgente, l’idea, e sfocia in un mare, il complesso di idee unite dallo stesso spazio vitale, è stato il concetto cardine della tre giorni: un’iniziativa, tutta italiana che ha prodotto un importante passo avanti in ambito internazionale sulla gestione di risorse idriche: oggi l’acqua non deve più essere ragione di conflitto, ma di pace ed unione.

*Coordinamento e ricerca Centro Studi Italia-Canada