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La battaglia per Ortona, le ragioni della storia e della memoria

La battaglia per Ortona, le  ragioni della storia e della memoria

Fu definita la “Stalingrado d’Italia”: nel 1943 soldati canadesi, truppe tedesche e civili italiani furono tutte vittime di un unico destino tragico a Ortona. Un episodio che ha contribuito a costruire una storia comune tra Italia e Canada e il cui ricordo rafforza il legame e la cooperazione strategica tra popoli, un tempo nemici, che oggi sono protagonisti di un nuovo ordine mondiale.

 

Laura Borzi*

 

La dinamica della cooperazione multilaterale, che ha caratterizzato il mondo post 1945, ha subito una battuta d'arresto dall'inizio del XXIo secolo. La storia  "torna protagonista", sebbene oltre due decenni fa, nell'entusiasmo di un mondo pacificato con l'esaurirsi del conflitto tra ideologie inconciliabili, ci si fosse affrettati a decretarne la fine. 

 

Nel ricordare il centenario della fine del primo conflitto mondiale, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso delle manifestazioni per il 4 novembre, disse che «celebrare insieme la fine della guerra e onorare congiuntamente tutti i caduti significa ribadire con forza, tutti insieme, che alla strada della guerra si preferisce sviluppare amicizia e collaborazione».

 

Dopo il primo conflitto mondiale, il diktat di Versailles e gli altri trattati di pace del 1919-20 non hanno saputo rispondere adeguatamente alle esigenze profonde e spesso contraddittorie dei popoli e dei governi, e la mancata ricostruzione dell'equilibrio europeo ha finito per nutrire i germi di un nuova guerra globale.

 

Agli alleati questo fu evidente dopo la vittoria sul nazi-fascismo e la fine della seconda guerra mondiale.

 

Si è quindi optato per una ricostruzione economica degli Stati ex nemici, favorendo (con il Piano Marshall) la ripresa e almeno l'iniziale integrazione delle economie euopee. Si voleva diffondere nelle coscienze l'idea che l'arricchimento delle nazioni potesse essere perseguito attraverso lo sviluppo economico e non tramite la guerra. Con la costruzione delle istituzioni multilaterali in primis le Nazioni Unite, organizzazione internazionale per eccellenza volta a contenere, in una adeguata maglia giuridica, vincitori e sconfitti, si è tentato di creare un sistema che mettesse per sempre al bando la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali.

 

LA STORIA COMUNE E I VALORI CONDIVISI TRA EUROPA E CANADA

 

Ci troviamo oggi in un mondo completamente mutato per sistema di potenza, per la presenza di nuovi attori, per la parcellizzazione e diffusione delle minacce transnazionali.

 

La guerra in passato era uno strumento risolutore di un contrasto politico, mentre oggi i  conflitti giocano il ruolo di fase intermedia, per giungere alla creazione di condizioni del tutto differenti da quelle pregresse.

La guerra era il simbolo della forza e potenza degli Stati, mentre oggi è piuttosto segnale del loro fallimento dello sprofondamento dei contratti societari, della debolezza dello sviluppo umano, dell'asfissia dell'aspetto politico.

 

Oggi, più che mai, la sfida è affermare che la democrazia è un universo in cammino non un sistema immobile e la guerra va ripudiata, a partire dal recupero dell’importanza della storia e dei suoi drammi.

 

Davanti all’inasprirsi del dibattito politico internazionale, vale la pena qui ricordare la feroce e sanguinosa battaglia di Ortona, combattuta dal 20 al 28 Dicembre 1943, che fece vittime tra i soldati canadesi insieme ai civili italiani, e tra le truppe tedesche.

 

Canada, Germania e Italia sono oggi popoli alleati e amici membri dell'Alleanza Atlantica, l'organizzazione regionale nata da un'esigenza di difesa militare basata su una comunanza di valori e interessi, ma è interessante notare come la storia ci ricordi che l’amicizia con il Canada, che condivide con l’Europa un sistema di valori inalienabili, possa contribuire a un riequilibrio mondiale come spazio di scambio e di cooperazione.

 

In  seno all'Occidente, oramai non più il baricentro del mondo, il consolidamento e rafforzamento di legami politici, scambi commerciali, culturali è da considerarsi un impegno a allontanare e smorzare i conflitti in qualunque forma questi possano manifestarsi.

 

I valori della democrazia e dell'Occidente sono in crisi nel  presente  panorama internazionale e il ricordo della battaglia di Ortona, ma in generale della guerra europea di tre generazioni (dal conflitto franco prussiano del 1870, alla seconda guerra mondiale) può servire oggi a saldare il legame tra i protagonisti di allora e l'amicizia tra i popoli.

 

I nemici di un tempo, Canada, Italia Germania, come Stati singoli e tramite la cooperazione strategica ( EU- Canada Strategic Partnership Agreement del 2017 per intenderci) hanno, dopo 75 anni, ancora la responsabilità di riedificare un ordine internazionale che ha subito giganteschi smottamenti nell'ultimo quarto di secolo ed in cui esiste una conflittualità diffusa.

 

L'area della Campagna del Sangro e del Moro, Novembre/Dicembre 1943

Kirrages [CC BY-SA 3.0 o GFDL], da Wikimedia Commons

 

LA BATTAGLIA DI ORTONA DEL 1943: LA STALINGRADO ITALIANA

 

La battaglia per Ortona conosciuta come la Stalingrado d'Italia è un episodio non particolarmente noto della seconda guerra mondiale, ma è un unicum sul fronte occidentale per il tipo di scontro condotto e per il prezzo altissimo pagato, con oltre duemila canadesi caduti.

 

La vittoria a carissimo prezzo dei sovietici a Stalingrado e il peso da essi sostenuto contro il nemico in Europa li aveva spinti a sollecitare l'apertura di un nuovo fronte già dal 1942. A fine '43, mentre sul fronte occidentale ben poco sembrava muoversi, era necessario dare visibilità all'azione alleata con un'operazione mediatico-politica che desse un segnale concreto a Stalin.

 

“Invitati” sovietici divennero osservatori sul campo. Hitler ordinò al Feldmaresciallo Kesserling, Comandante supremo delle forze tedesche in Italia, la difesa di Ortona fino all'ultimo uomo. La stampa alleata al seguito delle truppe ebbe un ruolo primario nel sacrificio della cittadinanza abruzzese.

 

I giovani canadesi, numericamente il triplo dei nemici e logisticamente bene organizzati, erano desiderosi di mostrare il loro valore e i loro coraggio, sebbene dotati di scarsa esperienza. I soldati tedeschi, truppe scelte, erano minori per numero ma con equipaggiamento specialistico e cresciuti con il nutrimento del Fὕrerprinzip di obbedienza caratteristico della Hitler Jugend

La conquista e difesa di Ortona divenne per entrambe le parti un connubiuo letale e inscindibile  di propaganda e morale.

 

Ortona vide la vittoria sul campo dei canadesi agli ordini del Generale Christopher Vokes ma le truppe scelte tedesche, gli specialisti della prima divisione dei paracadutisti  Fallschirmjäger agli ordini di Richard Heidrich della Luftwaffe, riuscirono ad arrestare l'avanzata del nemico dissanguandolo per ogni palmo di città conquistata. I tedeschi finirono per attestarsi 5 km a nord dove resistettero mesi, finchè nel giugno dell'anno successivo sarà liberata la capitale italiana.

 

Non furono i tedeschi nè i canadesi a definire Ortona “la Stalingrado d'Italia”, ma il paragone fu immediato.

 

La battaglia di Stalingrado era stata combattuta nel gennaio 1943, mentre la battaglia di Ortona a quasi un anno di distanza, a dicembre del 1943.

 

Furono molte le somiglianze, nonostante le diversità nell’ordine di grandezza, l'entità delle forze in campo e conseguentemente le relative perdite in termini di vittime e distruzione.

A Stalingrado prima e a Ortona dopo si evocò in chiave moderna quella che era la battaglia medioevale: corpo a corpo, casa per casa, stanza per stanza sono queste le parole utilizzate per entrambi gli scontri, in uno scenario urbano, un inferno lastricato di trappole esplosive. La guerra in passato era stata quella dello scontro nei  grandi spazi non si combatteva per le città. I combattimenti dello scenario urbano erano piuttosto relegati al Medioevo.

 

All'inizo anche Ortona, come Stalingrado, fu considerata un obiettivo strategico, ma a ruoli rovesciati. Hiter aveva concepito ad est una manovra avvolgente che consentisse alla Wermacht di impadronirsi delle risorse petroliferere di cui la Germania aveva disperato bisogno. Gli alleati avevano l'obiettivo di sfondare Ortona, prendere con una manovra a tenaglia Roma tramite la Tiburtina e costringere il nemico a ritirarsi oppure  ad arrendersi.

 

Ma tutti i piani sulla carta devono fare i conti con la realtà e così la battaglia per Ortona finirà per frantumarsi, parcellizzandosi in una serie di obiettivi tattici che hanno come protagonisti sopratutto i soldati semplici, gli uomini comuni.

 

In giorni in cui sul fronte occidentale non accadeva nulla Hitler in persona chiedeva notizie da Ortona come se da questa battaglia dipendessero le sorti dell'intera campagna d'Italia. Certo i tedeschi erano motivati a combattere nella penisola per difendere la Germania dai bombardamenti alleati, ma l'accanimento su l'obiettivo Ortona era per tutti riconducibile ad ad una questione di propaganda politica.

Lo storico Marco Patricelli ha raccontato nel corso di un intervento pubblico proprio ad Ortona: «I cecchini tedeschi controllavano i gradi dei canadesi cercando di eliminare gli ufficiali, perchè ciò significava lasciare uomini senza ordini, persino le pallottole hanno un peso specifico anche se anche se sotto le divise ci sono sempre uomini».

 

       

Fanteria del Reggimento Loyal Edmonton e carri armati dal Reggimento Three Rivers durante la battaglia di Ortona. Source: National Archives of Canada

 

 

IL CONTESTO 

 

Nel luglio 1943 con lo sbarco in Sicilia, le forze alleate avevano invaso la penisola aprendo così un nuovo fronte nell'Europa del Sud. L'avanzata verso Roma degli statunitensi guidati dal Generale Clark si era bloccata a Cassino, mentre l'VIII armata anglo-canadese agli ordini di Bernard Mongomery si era arenata, risalendo la costa adriatica a Ortona. La cittadina abruzzese costituiva il punto orientale della linea Gustav, la fortificazione voluta da Hitler per arrestare l'invasione dell'Italia. L'obiettivo strategico degli Alleati, sfondare Ortona e da Pescara raggiungere Roma, era però stato ideato sottovalutando le difficili condizioni metereologiche che si sarebbero loro presentate attraversando l'appennino abruzzese a fine autunno. 

 

L'offensiva del Sangro fu ritardata proprio a causa del peggioramento delle condizioni atmosferiche e per l'ingrossamento del fiume, ma il 28 novembre partì l'attacco su larga scala e dopo 2 giorni di combattimenti si ottenne una cresta strategica sul fiume costata circa 2.800 vittime. I tedeschi si ritirarono sul fiume Moro preparandosi ad un altro scontro. 

Questa fu la prima battaglia a livello di divisione combattuta dai canadesi nel corso del secondo conflitto mondiale.

 

Tutti i battaglioni della Divisione di fanteria combatterono un disperato scontro  per due settimane attraverso  la valle del fiume Moro.

 

I canadesi arrivarono a circa un km da Ortona per scoprire che i tedeschi avevano scavato un profondo fossato nella riva sud per difendersi dal fuoco dell'artiglieria. Quando cessavano i bombardamenti, i tedeschi balzavano fuori per far fuoco sulla fanteria canadese che avanzava. La Gola, così venne chiamata dai canadesi, non poteva essere superata dagli attacchi diretti ordinati da Volke poichè ogni attacco del singolo battaglione veniva respinto con ingenti perdite tra il fango e le temperature invernali in una riedizione dei combattimenti in trincea che doveva presto avere la sua micidiale variante urbana.

 

Nella notte tra il 14 e il 15 dicembre i canadesi riuscirono a raggirare la Gola e rompere la resistenza tedesca, fino a raggiungere Casa Berardi, un casale che costituiva il primo avamposto del nemico dove i combattimenti durarono quattro giorni prima che i tedeschi indietreggiassero. Per il valore mostrato il Capitano Triquet ricevette la Victoria Cross massima onorificenza del Commonweath  per coraggio militare.

 

Non era ovvio che i tedeschi sarebbero rimasti ad Ortona, avrebbero infatti potuto  ritirarsi in un terrreno più facilmente difendibile. Inoltre erano assai  recenti le impressioni suscitate dalla disfatta della VI Armata a Stalingrado che aveva sottolineato le difficoltà del combattimento in ambiente urbano. Infine le  Forze alleate che avanzavano da ovest ( tra cui indiani e neozelandesi) avrebbero potuto tagliare l'arteria principale a nord di Ortona intrappolando i tedeschi nella cittadina.

 

Invece per considerazioni di carattere non militare, lo svolgimento degli eventi fu inaspettato.

 

LA BATTAGLIA

 

A Ortona, la Prima divisione dei Fallschirmjager, gli uomini del terzo Reggimento paracadutisti, si preparavano a difendere la città, sotto il comando di Liebscher, che con un battaglione aveva tenuto testa a un'intera Brigata inglese durante i combattimenti in Sicilia. Questi uomini che avevano già combattuto in Norvegia e Russia  proprio in Sicilia, a Centuripe si erano distinti  proprio nelle operazioni in ambiente urbano.

 

I tedeschi avevano iniziato a difendere la città dal 12 dicembre facendo saltare gli edifici, creando cumuli di macerie da cui ricavare fossati per il combattimento. In particolare, i tedeschi avevano fatto crollare i palazzi delle direttrici che vanno da Porta Caldari alla Piazza del Municipio ma tutta la  città era stata minata e le strade intasate di macerie impedivano il passaggio dei carri Sherman, facili ad infiammarsi una volta colpiti dai lanciarazzi Panzerschreck. Per cui i soldati canadesi dovevano avanzare a piedi. I canadesi si trovarono ad affrontare, il combattimento in area urbana, MOUT - Military Operations in Urban Terrain.

 

Nell'impossibilità di avventurarsi per le strade, si fece ricorso alla tattica del topo. Si trattava di  avanzare non solo casa per casa, ma stanza per stanza. Una volta liberato uno stabile venivano fatte saltare le pareti divisorie e si passava in questo modo all'edificio contiguo, dove tuttavia spesso c'era il nemico ad aspettare, dunque si dovevano costruire dei ripari prima di minare le pareti delle case con un continuo adattamento alle situazioni che si presentavano. Raramente era possibile uscire per strada, poichè i tedeschi facevano saltare gli edifici che crollavano sui soldati quando essi correvano al riparo.

 

La demolizione della torre adiacente la cattedrale di S.Tommaso, cannoneggiata probabilmente dall'artiglieria navale alleata per togliere al nemico un punto di osservazione,  fece si che la compagnia D del Reggimento Edmonton si trovasse isolata nel tentativo di avanzare: dei 60 uomini che lo costituivano solo 17 rimasero in vita. Riuscirono comunque a guadagnare terreno, ottenendo rinforzi dalle altre compagnie dello stesso battaglione: sopraggiunsero i Seaforth Highlanders e i carri del Reggimento Three Rivers. Questi due battaglioni di fanteria e un reggimento dotato di un solo carro armato portarono avanti un durissimo combattimento per otto giorni.

 

Il tentativo di due brigate canadesi di raggiungere la città dalla parte ovest fu  bloccato dai tedeschi. Solo il 28 dicembre una pattuglia di Edmond scopri che nella notte i tedeschi avevano abbandonato quello che restava della cittadina.

 

I VINTI   

Gli alleati pagarono un prezzo carissimo per un obiettivo di propaganda, riuscirono a cacciare i tedeschi da Ortona che, con pochi uomini, avevano ritardato l'avanzata del nemico. 1.300 fu il numero di vittime civili, 2 divisioni tedesche dilaniate tra la battaglia del Moro e Ortona, mentre per i canadesi si parla di oltre 2.300 vittime.

 

In Abruzzo si combattè per Roma, questo spiega la strenua difesa dal Sangro al Moro.

In Abruzzo si combattè per difendere la Germania dai bombardamenti alleati, bloccando il nemico  nella campagna d'Italia. 

A Ortona si combattè però sopratutto perchè catturati da  un vortice micidiale di  prestigio e propaganda da cui derivò un'assurda carneficina da cui uscirono tutti in varia misura  perdenti.

 

CANADA- ORTONA

 

Oggi i legami tra Ortona e il Canada non possono che essere profondi, in ricordo di quanto accadde. La città è stata ufficilamente dichiarata luogo di interesse nazionale per il Canada, dove la comunità italiana conta tanti emigrati abruzzesi.

 

Dal 2002 a Ortona è stato creato il museo della Battaglia (MUBA), ospitato nei locali dell'ex convento di S. Anna, per rendere omaggio ai caduti ortonesi e a tutti i militari che persero la vita per difendere la città.

A settembre 2018 si è svolta la corsa podistica "Ortona Challenge", in contemporanea a quella organizzata a Ottawa dall'esercito canadese, e una cerimonia solenne è stata tenuta al cimitero di guerra canadese, il Moro River Canadian Cemetry, nei pressi di Ortona, alla presenza dell'Ambasciatrice canadese, Alexandra Bugailiskis, che alla viglilia dei 75 anni dalla battaglia di Ortona non poteva non assumere un significato particolarmente profondo. In questo luogo principalmente vi sono sepolti militari canadesi le cui  lapidi si distinguono per la presenza della foglia d'acero.

 

 

In cover: Ra Boe, Ortona cimitero canadese 03, CC BY-SA 2.5

 

*Analista

 

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