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Intervista a Rémi Quirion, Capo Scientifico del Québec

Intervista a Rémi Quirion, Capo Scientifico del Québec

A latere dell’evento, “Sguardi incrociati Québec – Italia. La ricerca scientifica in materia di ambiente, sviluppo sostenibile e cambiamenti climatici”, organizzato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e dalla Delegazione del Québec a Roma lo scorso 5 dicembre, il Centro Studi Italia Canada ha incontrato il Prof. Rémi Quirion, Capo Scientifico del Québec, con il quale ha dialogato sulle opportunità di collaborazione tra Italia e Québec nel settore della Ricerca Scientifica.

 

 

Prof. Rémi Quirion, dopo la partecipazione ad un’importante occasione di confronto, come l'incontro organizzato presso il CNR tra ricercatori italiani e quebecchesi, e in considerazione dell’importanza di un dialogo tra due realtà non così diverse, come l’Italia ed il Québec, quali sono, a suo avviso, i punti di forza su cui fare leva e quali i punti di debolezza da contenere/limitare ai fini di una collaborazione tra la ricerca scientifica italiana e quebecchese?

 

I punti di forza sono rappresentati dagli scienziati stessi, sia gli italiani che quelli del Québec, e la loro collaborazione, già in atto, sulle questioni scientifiche e sull’innovazione, ai quali si aggiunge la similitudine tra i nostri due paesi nel modo di pensare, nel livello culturale e nella modalità con la quale fare business e ricerca, che potrà essere di aiuto per le collaborazioni future.

La principale debolezza, invece, sulla quale riflettere è sempre la stessa, cioè il denaro: ci sono poche risorse da sfruttare per entrambi i paesi. Una seconda debolezza è rappresentata dai nostri vicini, l’Europa per l’Italia e gli Stati Uniti per il Québec, poiché l’80/90% della nostra collaborazione è a livello statale. Quindi per avere innovazione scientifica tra Italia e Québec, bisogna affrontare un confronto internamente. C’è ancora molto lavoro da fare su questo campo e la disponibilità economica non basta, è necessario, cioè, lavorare in maniera congiunta.

 

La ricerca scientifica italiana, seppur qualificata, sta affrontando anni di incertezza, per cause politico-economiche. Quali sono, a suo avviso, i fattori attrattivi e le caratteristiche uniche dell’ambito scientifico del nostro Paese, che rendono interessante una collaborazione tra Italia e Québec?

 

Probabilmente la cultura, il modo di pensare, la creatività. Ci sono menti creative, sia in Italia che in Québec, che rendono la collaborazione stimolante, anche perché abbiamo un modo di pensare condiviso e, quindi, credo che, sia in questo momento che in futuro, i nostri governi dovrebbero cooperare e collaborare su più fronti. Ci sono diversi settori molto interessanti e sviluppati in Italia, come ad esempio il settore dell’aerospazio, dell’intelligenza artificiale, dell’agricoltura, dell’industria agroalimentare, la sicurezza alimentare, il movimento slow food italiano, per non parlare delle biotecnologie e soprattutto dell’arte e della cultura. Oggi a Montréal, per esempio, ci sono molte persone che lavorano nel settore dell’arte e non ancora in quello dell’aerospazio o in quello scientifico: questo è un grande punto di partenza per iniziare a collaborare congiuntamente in tutti questi settori differenti.

 

Alla luce di ciò di cui era già a conoscenza sul sistema di ricerca scientifica italiana e di ciò che ha appreso durante l’incontro al CNR, cosa si sentirebbe di suggerire al nostro sistema? E cosa porterebbe con sé in Canada, quale particolare attitudine o approccio ‘Made in Italy’?

 

È difficile per me dire cosa dovrebbe fare o non fare l’Italia, ma credo che sia necessario trovare un modo di aumentare il numero di giovani scienziati nel sistema e creare nuove opportunità di lavoro. In Québec crediamo molto nelle potenzialità dei giovani e facciamo molta formazione per far sì che si integrino velocemente nel sistema. Li esponiamo alla vita reale non solo a livello accademico, ma facendoli lavorare in aziende di grande o piccola portata e, spesso, questi giovani, dopo il periodo di formazione, trovano un’occupazione stabile proprio in quelle aziende dove si sono formati. È una pratica che abbiamo introdotto qualche anno fa e vogliamo portare avanti, perché rappresenta un punto di svolta. Abbiamo iniziato prima nelle industrie e, adesso, attuiamo questo approccio anche con i musei, dove gli studenti iniziano da subito a formarsi e a lavorare nelle strutture.

Una cosa che invece vorremmo integrare maggiormente in Québec è l’investimento nelle grandi infrastrutture; c’è molta richiesta ma bisogna lavorarci attentamente. In Italia avete dei modelli migliori che ci piacerebbe implementare anche in Canada.

 

Come Capo Scientifico del Québec, ricopre un incarico di rilievo e di prestigio nell’ambito della ricerca scientifica canadese, presiedendo i consigli dei tre fondi di ricerca del Québec e agendo come consigliere del Ministro dell'Economia, della Scienza e dell'Innovazione nelle materie di sua competenza.

Ma, in generale, lei ha dato molto alla ricerca scientifica internazionale e conosce molto bene il suo Paese. Dunque, di cosa crede che abbia ancora bisogno il settore R&S in Québec?

 

Le necessità sono simili a quelle individuabili in Italia. Il governo in Québec ha investito molto in ricerca e sviluppo, ma la nostra sfida è a livello industriale, perché il settore privato non è molto coinvolto. Bisogna trovare un modo per coinvolgere le grandi aziende e per noi è una grande sfida, considerando che non ci sono molte grandi aziende in questo campo. Stiamo puntando sulla qualità delle risorse umane e cerchiamo di investire su di loro per generare qualcosa di nuovo.

 

Una riflessione per concludere: lo scorso ottobre si è tenuta a Roma la Conferenza Mondiale dei Fiumi, un evento di portata internazionale al quale il Canada ha preso parte con l’Emissario per i cambiamenti climatici del Québec, in rappresentanza del Fiume San Lorenzo. L’istituzione di una figura, come quella dell’Emissario, preposta alla gestione dei cambiamenti climatici, evidenzia l’importanza che il Québec attribuisce alle risorse idriche e, soprattutto, rispecchia la vostra rinomata attitudine alla proattività.

 

In tema di cambiamenti climatici, posso affermare che Jean Lemire è una persona eccezionale, ha una grande esperienza in questo campo ed ha molta credibilità. Sono anni che il governo del Québec prende molto seriamente l’argomento dei cambiamenti climatici e dell’impatto che hanno sulla nostra società. È una questione nazionale o meglio mondiale, che noi portiamo avanti da tempo. Jean, con il suo operato, sta cercando di trovare nuove partnership e collaborazioni, per lavorare con il pubblico e per far capire alle persone che l’impatto dei cambiamenti climatici nella nostra società è notevole.