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Intervista a Matteo Picariello, direttore ICE – Agenzia per il Canada

 Intervista a Matteo Picariello, direttore ICE – Agenzia per il Canada

 La passione del Canada per il made in Italy

Il made in Italy è molto amato dai canadesi. Dall’agroalimentare alla moda, ai nuovi settori di eccellenza meno noti al grande pubblico, come il farmaceutico e la meccanica, l’Italia in Canada ha forza e numeri tali da reggere meglio l’impatto della crisi pandemica rispetto ai trend del commercio internazionale. Il Centro Studi Italia Canada ne ha parlato con Matteo Picariello, direttore di ICE - Agenzia per il Canada

 

 

Il made in Italy in Canada è riconosciuto e apprezzato in quasi tutti i settori di produzione, da quelli più tradizionali a quelli meno noti. 

A confermarcelo è Matteo Picariello, a capo dell’ufficio ICE in Canada - tra gli organismi impegnati a promuovere il consolidamento e lo sviluppo italiano sul mercato canadese - con il quale il Centro Studi Italia Canada ha avuto un’interessante conversazione sulla forza, i numeri e le prospettive delle imprese italiane in Canada.

 

Le eccellenze italiane sono espressione dell’unicità del nostro ecosistema produttivo. Una realtà che si è affermata attraverso un’identità definita dal nome-brand made in Italy, che non ha equivalenti nel mondo e che richiama a un universo di storie e culture, prima ancora che di materie prime e prodotti. Concentrati su dispute e polarizzazioni interne dimentichiamo forse troppo spesso quanto gli italiani siano amati all’estero, così come i nostri prodotti. È vero ovunque nel mondo ed è vero soprattutto in Canada, con il quale l’Italia ha una relazione culturale oltre che commerciale con una lunga storia alle spalle.

Quali sono i prodotti/settori italiani con maggiore attrattività per i canadesi?


Nel complesso, oltre ai settori di eccellenza più tradizionali che hanno risentito maggiormente del confinamento imposto dalla pandemia, come moda (abbigliamento, calzature, cosmetica), arredamento (mobili, illuminazione, ceramica) e gioielleria, si sono affermati negli ultimi anni nuovi settori di eccellenza dove il Made in Italy era meno conosciuto, perlomeno dal grande pubblico: come la farmaceutica.

 

I medicamenti costituiscono oggi il primo prodotto italiano in assoluto esportato in Canada con 455 milioni, in costante forte crescita negli ultimi vent’anni.

 

Anche il settore della chimica organica con 161 milioni si sta affermando, soprattutto per i prodotti antibiotici di cui oggi siamo il primo paese fornitore del Canada con 49 milioni e una quota di mercato superiore al 32%.

Altri prodotti emergenti sono:

  • gli autoveicoli (214 milioni di dollari) spinti dall’acquisizione del gruppo Chrysler da parte della Fiat

  • i prodotti di ghisa, ferro e acciaio, le cui esportazioni sono raddoppiate rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (228 milioni)

  • il rodio greggio di cui le esportazioni sono triplicate (51 milioni), utilizzato soprattutto insieme al platino e al palladio (di cui esportiamo per altri 50 milioni) nei convertitori catalitici per i veicoli

Non bisogna certamente dimenticare che il settore della meccanica, dominato in Canada per più del 63% da Usa e Cina, rappresenta il 29% delle nostre esportazioni (con un valore di 2 miliardi di dollari). Il settore è trainato da rubinetteria, macchinari per imballaggio, ingranaggi, parti di turboreattori per l’industria aeronautica e turbine a gas.

Da notare che siamo i primi fornitori del Canada con delle quote intorno al 30% di macchine per la lavorazione della pasta e della carta e cartone e di macchine per lavorazione del marmo e della pietra.

 

Rimane comunque che il settore che in questo momento risponde meglio alla crisi è senza dubbio il settore alimentare. Con 1,2 miliardi di dollari di esportazione nei primi dieci mesi dell’anno, rappresenta il 17% delle nostre esportazioni ed è composto per il 55% da prodotti alimentari e per il 45% dal vino.

 

Qual è la situazione delle PMI made in Italy in Canada (nel senso delle PMI italiane con rapporti commerciali con il Canada o che hanno investito in Canada) in questo contesto economico mondiale di forte stress? La bilancia commerciale Italia-Canada è cambiata?

 

Seppure gli ultimi dati di importazione pubblicati da Statistics Canada relativi ai primi 10 mesi del 2020 registrano un calo delle nostre esportazioni dell’8% (7,3 miliardi di dollari) impattate purtroppo dalla crisi pandemica, sottolineiamo una caduta nello stesso periodo delle importazioni dal mondo del 12% e addirittura del 13% dalla UE.

 

I paesi fornitori più importanti come Usa e Messico, con i quali è in vigore il primo trattato di libero scambio firmato dal Canada nel 1994 (CUSMA nella versione aggiornata in vigore da quest’estate) hanno perso rispettivamente il 15% e il 23%.

Solo la Cina e la Corea del Sud hanno ottenuto un risultato migliore rispetto all’Italia registrando una diminuzione del 2% per la Cina e del 3% per la Corea del Sud, con la quale peraltro è in vigore dal 2015 un trattato di libero scambio.

In ogni caso, la situazione dei rapporti commerciali con il Canada, soprattutto tra le PMI italiane, richiede una grandissima attenzione in questo momento di crisi economica.

 

L’attivo dell’interscambio commerciale è sempre stato in crescita negli ultimi anni fino al 2019, chiuso con un export dall’Italia di 9,5 miliardi di dollari canadesi, in crescita del +5,2%, anche a fronte di una crescita comunque significativa delle importazioni dal Canada di +4,2% ed un valore di 3,2 miliardi di dollari canadesi.

 

Il Canada ha sempre rappresentato per il nostro Paese un importante partner commerciale.

Nei primi mesi del 2020, come indicato, abbiamo assistito ad una inversione di tendenza con un calo del nostro export a fronte di un aumento delle esportazioni canadesi verso l’Italia.

 

Come state supportando le imprese italiane in questa contingenza difficile?

ICE Agenzia per il Canada si prefigge di favorire in tutti i modi il ripristino di un trend di importante crescita della bilancia commerciale ai livelli pre-Covid, cercando di anticipare i trend di recupero rispetto alla crisi sanitaria ed economica in corso e alle restrizioni alla libera circolazione delle persone che hanno causato la brusca inversione.

Stiamo sostenendo in modo estensivo, ad esempio, il settore vini continuando a sensibilizzare gli agenti e gli importatori accreditati dai monopoli, mantenendo occasioni di contatto B2B non soltanto per il tramite delle piattaforme di conferenza da remoto, ma anche e soprattutto con indagini di mercato e con spazi di assaggio “virtuali” anche in questi difficili tempi in cui è prescritta la chiusura di esercizi commerciali e di eventi social.

Dalla Settimana del Vino di Milano in spazi organizzati a seminari e degustazioni a Toronto in favore di un centinaio di operatori canadesi in collegamento con le cantine italiane, a sessioni di assaggio più contenute agli stessi locali dell’ufficio ICE di Toronto con la partecipazione di agenti che hanno così conosciuto i vini ed i produttori associati a Wonderfood.

 

L’agroalimentare italiano ha retto alla crisi dell’interscambio con il Canada meglio di altri settori del genere largo consumo.

 

Tra le motivazioni ci sono anche le evidenti restrizioni al commercio che consentono al comparto grocery di continuare ad operare nei negozi delle grandi città canadesi, o almeno in buona parte di questi. Al contrario il genere non di prima necessità ha sofferto e sta soffrendo la chiusura anche nel periodo natalizio. Così i comparti dell’arredo, tessile, abbigliamento, pelletteria, gioielleria, cosmetica e tutto il sistema persona/moda/casa ha sofferto e soffre della chiusura e gli operatori della distribuzione hanno magazzini pieni di invenduto.

I nostri analisti di mercato mantengono un contatto costante con i buyers dei prodotti made in Italy provando a sensibilizzare all’acquisto le offerte delle aziende che si rapportano ai principali aggregatori di impresa delle aziende speciali delle camere di commercio italiane. Vediamo quanto sia difficile intercettare l’interesse in questo momento di incertezza sul futuro ma il contatto costante ci consente di tastare il polso del mercato e prepararci alla ripresa.

evento we love moda in italy

We Love Moda in Italy Toronto 2020, la manifestazione organizzata da CNA Federmoda, in collaborazione con il Consorzio Moda in Italy e il supporto di ICE Agenzia - Source: ICE - Canada

L’agroalimentare italiano sta dimostrando quindi la maggiore resilienza nel contesto dell’emergenza Coronavirus. Quali sono i prodotti che stanno rispondendo meglio?

 

Il settore agroalimentare italiano è cresciuto negli ultimi 10 anni da 400 milioni di dollari a 1,4 miliardi registrando una crescita media annuale del 7%.

In questo comparto, l’Italia è il 4° paese fornitore del Canada a livello mondiale e il primo dell’UE.

 

Nei primi 10 mesi del 2020, le nostre esportazioni in Canada sono cresciute del 6%.

  • Notiamo, in questo periodo, un incremento considerevole delle esportazioni di preparazioni a base di cereali e di farine, in particolare le paste alimentari (+27% per un valore di 75 milioni).

  • Le esportazioni di formaggi (79 milioni) sono cresciute del 18% grazie all'accordo CETA che ha aumentato il contingente importato esente da dazio doganale (247%) e ha aperto la quota ai rivenditori.

 

L’Italia è il primo paese fornitore di formaggi ed esporta principalmente in Canada formaggi a pasta dura come il Parmigiano Reggiano o il Pecorino Romano.

 

  • Il CETA ha anche facilitato le nostre esportazioni di carni bovine congelate che sono passate da 0 nel 2018 a 13 milioni di dollari nel 2020.

  • I salumi continuano a crescere registrando un aumento del 23%, grazie ai salami (+60%) e ai prosciutti (+12%), raggiungendo i 48 milioni di dollari. Anche questo è un settore in costante crescita nonostante le importanti restrizioni di sicurezza alimentare imposte dalla CFIA.

  • Le nostre esportazioni di caffè in Canada hanno continuato a crescere negli ultimi 10 anni e l'aumento registrato quest'anno è del 22% per un valore di 61 milioni.

  • Sono pure cresciute in questo periodo le preparazioni di ortaggi e frutta, in particolare i pomodori conservati (+37%) e le confetture e marmellate (+60%).

  • Anche le preparazioni e le conserve di pesci sono aumentate del 30%.

Tuttavia, nei primi 10 mesi del 2020 le esportazioni di frutta fresca, composte soprattutto da kiwi, sono crollate del 47% a causa della catena di approvvigionamento.

Anche le esportazioni di olio di oliva (83 milioni di dollari), di cui siamo sempre il primo paese fornitore, hanno perso il 3% ma la causa è da ricercarsi in una diminuzione significativa della produzione dovuta al maltempo e alla lebbra dell’olivo che ha devastato la maggior parte degli uliveti in Puglia.

Un discorso a parte deve essere fatto per il vino.

Questo comparto ha perso il 5%, penalizzato dalla chiusura dei ristoranti e dalla sospensione, motivata da problematiche di logistica, delle importazioni private imposta dai monopoli provinciali.

Nello stesso periodo, le importazioni dagli Usa sono aumentate del 7% a causa di un più facile approvvigionamento e delle misure sanitarie meno restrittive adottate dall'amministrazione americana.

Bisogna anche sottolineare che fino al mese di giugno i nostri vini continuavano a registrare un incremento del 5%.

 

L'Italia resta comunque il secondo paese fornitore in quantità (62 milioni di litri) ed è ora terzo fornitore in valore con 443 milioni di dollari.

 

Come riferisce Coldiretti, le vendite di vino italiano nel mondo sono in calo del 4%.

Si tratta di un'inversione di tendenza senza precedenti negli ultimi 30 anni, dovuta essenzialmente all'emergenza sanitaria del coronavirus.
 

Piccoli negozi versus GDO. La presenza italiana all’estero è generalmente rafforzata dai piccoli rivenditori, ma è anche vero che abbiamo brand in grado di competere nelle grandi catene. La distribuzione dei prodotti italiani in Canada che caratteristiche ha da questo punto di vista?
 

La distribuzione alimentare in Canada si caratterizza per una forte dispersione a livello regionale, dovuta alla vastità del territorio (10 milioni di km2) e alla necessità di coprire anche le aree meno popolate e più distanti dai principali poli economico-produttivi del Paese.

 

Più del 60% dei 37 milioni di abitanti in Canada è concentrato nelle province dell’Ontario, la provincia in cui il prodotto italiano viene più importato, e del Québec, la provincia francofona che per affinità culturali ha più potenziale di crescita per il prodotto italiano.

 

Si noterà inoltre che le grandi catene di distribuzione hanno parti di mercato differenti a seconda della provincia.

 

Per esempio, nelle province atlantiche dominano, con il 77% delle vendite, mentre all’opposto, nella provincia francofona del Québec, dove la presenza di retailer indipendenti e gourmet store è più forte, detengono una parte di mercato solo del 36%.

 

Nei gourmet stores la disponibilità del prodotto italiano è molto ampia e la qualità dei prodotti medio alta.

Nei canali della grande distribuzione, nei supermercati e nei retail stores, i prodotti italiani hanno una posizione di rilievo nelle categorie di prodotti come la pasta, i salumi, i formaggi, pomodori conservati, aceto balsamico o olio di oliva ma con marchi di più grande consumo e spesso di private label.

Si nota tra l’altro nella GDO canadese la presenza di un private label dedicato al solo prodotto italiano.

 

La tendenza oggi sembrerebbe essere più quella di proporre col private label un prodotto autentico di qualità legato più al negozio che lo propone che al produttore, come se si trattasse di un prodotto esclusivo.

 

Molti negozi della GDO riservano degli spazi allestiti in modo più elegante per i prodotti di qualità importati mettendoli in risalto e distinguendoli dai prodotti più ordinari. Come regola generale, i brand italiani trovano qui il loro spazio, spesso in confezioni ridotte che hanno il pregio di rendere il prodotto più accessibile.

 

Un esempio interessante di brand italiani presenti nella GDO sono i prodotti della COOP che Walmart ha recentemente introdotto in Canada, che comprova come effettivamente l’Italia abbia dei brand in grado di competere nella GDO.

ICE Agenzia ha tra l’altro in programma una promozione con Walmart per promuovere l’autenticità del prodotto italiano offerto tramite il canale dell’e-commerce.

 

Un altro esempio interessante di brand italiani è la presenza del Parmigiano Reggiano in praticamente tutte le catene alimentari canadesi, ma soprattutto da Costco dove è proposto ad un prezzo nettamente inferiore a qualsiasi altro prodotto simile locale.

Purtroppo, il prodotto italiano nella GDO deve fare fronte alla concorrenza del prodotto Italian Sounding, particolarmente nelle categorie di prodotti come la pasta, i salumi o i formaggi.

 

Quando parliamo di percorsi di internazionalizzazione, ci si riferisce spesso a imprese più strutturate. Tuttavia, il tessuto di italiano costituito in gran parte di PMI non può rimanere fuori dalle opportunità offerte dall’export. In che modo le piccole imprese possono riuscire a competere all’estero?

 

I percorsi di internazionalizzazione sono da considerarsi sempre più tappe obbligate per tutte le aziende manifatturiere di beni di consumo e di beni per l’industria.

 

Il boom degli acquisti online dovuto alle restrizioni nella mobilità delle persone ed alle misure di distanziamento sociale su tutti i principali Paesi vede una quota sempre crescente di commercio elettronico nelle sue varie piattaforme marketplace e siti e-commerce specializzati.

 

Oggi, pertanto, il percorso per le imprese non ancora internazionalizzate comincia spesso dalla digitalizzazione del proprio business, con il ricorso al canale e-commerce e soprattutto convertendosi ad una gestione dei dati aziendali improntata all’uso delle tecnologie informatiche più avanzate.

 

Per non rischiare la perdita di competitività definitiva in un numero crescente di settori merceologici occorre che le aziende italiane colmino un gap di informazioni rispetto a competitor anche completamente nuovi al settore, ma che sono in vantaggio nella raccolta e valutazione sistematica dei dati, nello sviluppo e perseguimento di strategie idonee alla nuova realtà digitale.

 

Questa conversione non richiede un elevato sforzo finanziario quanto piuttosto di mentalità e di cultura aziendale.

 

Ecco la ragione per cui l’attività di supporto all’internazionalizzazione di ICE Agenzia con maggiore centralità e importanza è di formazione aziendale e di formazione giovani.

I nostri programmi - consultabili e accessibili dalle pagine del sito www.exportraining.ice.it - intendono rafforzare le aziende con formazione specialistica rivolta ai quadri manageriali e ai giovani professionisti del digital export management che potranno prestare servizio temporaneo presso le aziende e trovare collocazione a lungo termine, naturalmente se l’abbinamento con l’azienda ha trovato il successo sperato.

 

Il tasso di placement è generalmente per i giovani export manager formati dalle nostre TEM Academy attorno al 60-65%.

 

Perché puntiamo sulle aziende e sui giovani?

Crediamo che ciascuna unità economica debba dotarsi del proprio obiettivo strategico e del proprio piano per raggiungerlo, senza delegare ad esterni questa funzione di miglioramento dei propri database e dei propri sistemi informativi di customer relationship management che danno conto di profili dei propri clienti come dei concorrenti, dei canali distributivi.

Se queste risorse sono già presenti o da formare bene, intervengono dei programmi di formazione ICE Agenzia, ma se non sono presenti e neanche in grado di formarsi allora dotiamo del Digital Export Manager puntando sulla formazione di giovani professionisti e futuri quadri aziendali sostenendo occupazione giovanile in un settore strategico alla ripresa come l’export.

Di cosa dovrebbe tenere conto una piccola impresa per realizzare un progetto di penetrazione ed espansione in Canada attraverso la digitalizzazione delle vendite?

Un’azienda non strutturata che intenda adeguarsi all’export digitale in Canada deve considerare innanzitutto la peculiare estensione e suddivisione territoriale del Paese.

Deve cioè tener conto delle diversità tra le province, dell’Ontario e del Quebec ad esempio, per citare quelle più prossime geograficamente, divise da abitudini al consumo ed all’acquisto per diverse ragioni.

 

Inoltre, occorre valutare il comportamento dei competitor più grandi (vendite online su quali retailer e marketplace e seguendo i trend di crescita), le proprie capacità (studiando esattamente tutte le condizioni di vendita che gli vengono richieste dal retailer), la propria presenza nei social network e quella dei vari marketplace e siti e-commerce specializzati.

 

La scelta del canale distributivo nel marketing digitale ha nuovi indicatori e spazi di promozione soltanto dieci anni fa inimmaginabili: follower, mentions, google adwords hanno importanza pari alla collocazione fisica del prodotto.

Il messaggio è dunque di non ritenere il proprio percorso di internazionalizzazione concluso con la presenza su un e-marketplace o sito e-commerce ritenendo di avere la stessa potenziale visibilità dei competitor più strutturati e importanti e riconosciuti dai consumatori, perchè difficilmente si ottiene traffico senza:

  • osservare i concorrenti: come impostano la loro presenza online, quali strumenti SEO, social media, blog o altri usano e quali funzionano meglio

  • studiare i prezzi e le impression delle campagne in-store che permettono i singoli marketplace, vincere cioè il cosiddetto “rumore di fondo” con marketing "embedded" all'interno della propria vetrina

  • provvedere a dotarsi di software di inventario e pianificazione aziendale in senso verticale: proprietà, management, produzione, logistica e magazzinaggio

 

Con il CETA, il Canada ha aperto alle imprese dell’UE, incluse quindi alle imprese italiane, l’opportunità di partecipare alle gare d’appalto pubbliche per beni e servizi a tutti i livelli, federale, provinciale e municipale.
A 3 anni dall’entrata in vigore del CETA, quali risultati sono stati ottenuti dalle imprese italiane in questo settore?

 

A seguito di tale apertura e per intercettare le nuove opportunità, nel 2018 abbiamo costituito presso l’ufficio ICE di Montréal un Osservatorio sulle Gare e gli appalti pubblici in collaborazione con l'Ambasciata d'Italia ad Ottawa con l'obiettivo di promuovere la partecipazione di aziende italiane al sistema di gare e appalti canadese.

 

L’osservatorio svolge attività di monitoraggio, analisi e segnalazione delle grandi opportunità che offrono i mercati pubblici in Canada. L'osservatorio ha un sito web dedicato (www.gareappalti.ca) e pubblica una Newsletter trimestrale contenente un riassunto delle principali segnalazioni ed informazioni su grandi progetti, appalti e aggiudicazioni di aziende italiane in Canada.

Per quanto riguarda quest’ultimo punto, si è riscontrato negli ultimi anni un incremento dei contratti ottenuti dalle aziende italiane e quindi della partecipazione agli appalti canadesi in diversi settori.

Alcuni esempi degli ultimi mesi.

  • Ghella partecipa al prolungamento della Millennium Line dello Skytrain di Vancouver

  • Bonatti (tramite la controllata canadese Pacific Atlantic Pipeline Construction) ha ottenuto diversi contratti per la costruzione del gasdotto Coastal Gaslink in BC

  • Leitner-Poma per consulenza sulla progettazione del progetto di funivia sulla Burnaby Mountain a Vancouver

  • Fresia per la fornitura di frese da neve al governo federale
     

Detto ciò, valutare l’impatto concreto del CETA sulle attività delle aziende italiane nell’ambito degli appalti pubblici non è semplice.

Di solito le aziende europee che partecipano agli appalti pubblici in Canada, fanno parte di un consorzio di imprese locali creato ad hoc o comunque partecipano tramite la filiale canadese che hanno aperto a suo tempo. In quest’ultimo caso, ai fini della gara, sono considerate imprese canadesi, bypassando così l’applicazione dell’accordo CETA.

 

Nel caso comunque di grandi progetti, pur venendo a cadere molte delle restrizioni legate al contenuto locale che potevano essere applicate prima del CETA, rimane indispensabile la presenza stabile in loco, anche se in forma di partenariato con un'azienda locale, per potere rispondere alle esigenze dell'appalto e presentare un'offerta competitiva.

 

L'apertura dei mercati provinciali e municipali è senz'altro il vantaggio più importante negoziato dal CETA.

Ma anche qui si deve fare presente che in molti settori ci sono ancora sfide notevoli da affrontare per aziende estere non stabilmente presenti e, in tal senso, vale anche la pena di ricordare che sussistono degli ostacoli interprovinciali importanti che possono per alcuni tipi di contratto frenare l'azienda stabilmente presente in una provincia ma non nell'altra.

Per quanto riguarda gli appalti municipali, seppur rappresentino un importante mercato, sono meno attraenti sotto certi aspetti per le aziende italiane che non hanno una presenza stabile.

I costi e la logistica per presentare l'offerta prima e per seguire i lavori dopo, rendono le offerte poco competitive.

Bisogna comunque aggiungere che il CETA ha fatto leva all’armonizzazione dei sistemi di appalti pubblici delle varie Province, contribuendo al raggiungimento di un importante accordo commerciale tra le varie province: il Canadian Free Trade Agreement (CFTA), che ha lo scopo di ridurre fino ad eliminare gli ostacoli interprovinciali alla libera circolazione di beni, servizi e investimenti all'interno dello stesso Canada.

Al momento possiamo constatare che uno dei grandi vantaggi del CETA per le aziende italiane è l'eliminazione quasi totale delle clausole di requisito di contenuto locale che prima poteva essere richiesto nella maggioranza degli appalti pubblici nei limiti degli accordi WTO. Questo apre maggiormente la strada della subfornitura, prima limitata dai requisiti di contenuto locale.

 

Infine, grazie al CETA, il Canada è in procinto di implementare una piattaforma unica e centralizzata per tutti gli appalti pubblici del Paese (Single Point of Access, fruibile a partire dal 2022), che siano federali, provinciali o municipali.

 

La piattaforma renderà più veloce e più semplice l'accesso agli appalti pubblici tenuto conto che, ad oggi, i governi si servono di diverse piattaforme a loro proprie rendendo difficile la presentazione di un'offerta, particolarmente per tutte quelle gare la cui scadenza è spesso inferiore ai 30 giorni.

Si considera che il CETA rappresenta un passo avanti garantendo l’apertura del mercato canadese e dando alle aziende italiane la sicurezza necessaria per investire nel Paese facilitando anche il trasferimento della manodopera specializzata necessario per l'esecuzione dei contratti.

Ci si augura quindi che con questi cambiamenti le aziende italiane possano incrementare le loro attività nell’ambito degli appalti pubblici in Canada e gli uffici ICE sono a loro disposizione per supporto e assistenza, in particolare tramite l’Osservatorio Gare e Appalti creato presso l’ufficio di Montréal.
 

Come collabora l’ICE con le altre realtà impegnate a sostenere le imprese italiane in Canada, come il sistema camerale italiano in Canada?
 

La recente riforma che ha trasferito al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale le competenze in materia di definizione delle strategie della politica commerciale e promozionale con l’estero e di sviluppo dell’internazionalizzazione del Sistema Paese ha comportato, tra l’altro, l’esercizio diretto della vigilanza su ICE-Agenzia da parte della Farnesina, d’intesa con il Ministero dello Sviluppo Economico.

Grazie al nuovo assetto istituzionale, viene unificata la visione strategica del sostegno all’internazionalizzazione del sistema produttivo italiano. Gli imprenditori e le associazioni hanno ora un unico referente istituzionale per le tematiche di internazionalizzazione e politica commerciale.

 

Attraverso la razionalizzazione della governance, si è creata infatti una piattaforma unica per l’internazionalizzazione, con una maggiore integrazione delle 128 Ambasciate e degli 80 Consolati con i 78 Uffici all’estero dell’Agenzia ICE. Un’intera rete, ramificata e presente in tutto il mondo, al servizio delle imprese, per facilitare la promozione del made in Italy, la tutela delle nostre eccellenze e la penetrazione commerciale.

 

Lo scorso giugno, all’interno di questo nuovo quadro, è stato presentato il Patto con l’export, una serie di misure straordinarie da 1,4 miliardi di euro per rilanciare le esportazioni, una nuova strategia per l’internazionalizzazione a supporto delle criticità generate dalla pandemia e che tiene conto delle proposte arrivate dalle imprese.

Tra le numerose misure previste anche il nuovo portale unico sull’internazionalizzazione dedicato alle imprese italiane per orientarsi nel mondo dell’export e accedere più agevolmente a tutti i servizi di supporto per l'export.

 

Si tratta di Export.gov.it il portale che raccoglie in un unico sito tutti i servizi e gli strumenti messi a disposizione dai soggetti che si occupano di internazionalizzazione, inclusa Sace e Simest.

 

Tutto ciò rafforza e inserisce in un contesto istituzionale la tradizionale attività di collaborazione e sostegno tra ICE e rete camerale all'estero.

Tutti i soggetti operano non solo con obiettivi comuni ma anche all’interno dello stesso Sistema Italia.

In Canada dove esistevano già ottime relazioni e diversi programmi comuni tra ICE e Camere, il nuovo quadro di riferimento non fa quindi che rafforzare prassi già consolidate.

Il know how e la rete consolidata nel territorio, relazioni business e personali e networking delle Camere, sia in Ontario che in Quebec che soprattutto in British Columbia dove ICE non ha un proprio osservatorio diretto, sono strumenti molto utili a supporto dei programmi promozionali di ICE e Ambasciata.
 

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