Forse non tutti sanno che…

Il Canada è stato scoperto da un italiano.
Giovanni Caboto (tra gli anglofoni conosciuto come John Cabot) è il nome del navigatore ed esploratore italiano che il 24 giugno 1497, nella convinzione di aver finalmente raggiunto “le Indie”, approdò a Bonavista, sull’isola di Terranova, che oggi insieme alle maritime provinces (New Brunswick, Nuova Scozia ed Isola del Principe Edoardo) e Labrador, costituisce la regione del Canada Atlantico, compresa fra il Golfo di San Lorenzo ed il Golfo del Maine. Fu così che scoprì il Canada (seppur mai individuato con precisione, la tradizione vuole che il punto esatto di avvistamento sia Capo Bonavista).
Le memorie di Giovanni Caboto sono segnate da alcune incertezze sulla provenienza e sulla scomparsa. Presumibilmente nato a Gaeta nel 1445, si trasferì nella Repubblica di Venezia, che poco sfruttò le doti marinaresche del giovane Caboto, rifiutando di finanziare un’intuizione dell’esploratore che, a suo pensare, li avrebbe portati a raggiungere le ricchezze delle Indie. Infatti, l’idea di Giovanni Caboto era quella di perseguire l’obiettivo di Cristoforo Colombo ma seguendo una rotta diversa, a Nord del “Nuovo Mondo”.
Il rifiuto della Serenissima non smorzò gli animi del navigatore che, spostatosi a Valencia per dirigere i lavori di ampliamento del porto voluti dal re Ferdinando II d'Aragona, propose agli spagnoli di affidargli un viaggio esplorativo lungo una rotta più settentrionale di quella percorsa dall’appena rientrato Colombo, con lo scopo di raggiungere l’Estremo Oriente.
Lo stesso Ferdinando ed Isabella di Castiglia rifiutarono e, nel 1946, Caboto decise di trasferirsi in Inghilterra con l’intento di convincere il re Enrico VII a sostenere il suo progetto. Costui, memore dell’occasione persa con Colombo, si affrettò ad autorizzare la spedizione attraverso lettere patenti del 5 marzo 1496. Fu dal porto di Bristol che, il 2 maggio 1497, salpò una sola delle 5 imbarcazioni predisposte dallo stesso Caboto, dall’armatore Richard Ameryk e dai Bardi, banchieri fiorentini. Il naviglio Matthew, cinquanta tonnellate e diciotto uomini come equipaggio, approdò a Terranova e, in nome di Enrico VII ne prese possesso, piantando la bandiera inglese e pontificia, nonché, narrano i più, quella della Repubblica di Venezia(Figura 1). L’isola di Terranova, al tempo dei contatti degli Europei con il Nuovo Mondo, era abitata dai Beothuk, popolazione aborigena ormai scomparsa e, dal 1829, con la morte dell’ultima Beothuk, ufficialmente riconosciuta come gruppo etnico estinto.
Il re e la popolazione inglese accolsero con grande giubilo l’esploratore italiano al suo ritorno, l’ennesimo a raggiungere nuovi orizzonti, l’ennesimo ad avere l’intuizione giusta e a dar vita alla serie di grandi viaggi alla scoperta del nord-ovest.
Nel 1498, Enrico VII commissionò a Caboto un’altra spedizione, con sei navi e almeno duecento uomini come equipaggio, con l’intento di colonizzare le terre scoperte. Giovanni Caboto e l’equipaggio, toccarono il Labrador e costeggiarono la Groenlandia meridionale, dopodiché, le tracce della spedizione inglese si persero e, negli anni, si sono formulate alcune ipotesi più o meno valide ma non certe. Altrettanto ufficiosa è la versione estrapolata da un fantomatico annuario di Bristol, secondo la quale sarebbe stato proprio Caboto ad attribuire il nome America ai territori da lui scoperti, come dedica al finanziatore delle sue imprese, appunto, Richard Ameryck.
Si narra che Bonavista abbia preso il nome proprio da un’esclamazione fatta dallo stesso Caboto al momento dell’approdo. La provincia è, geograficamente, il punto del continente americano più vicino all’Europa e, per rendere meglio l’idea, dista molti meno chilometri da Londra che da Vancouver.
Ed è proprio a Bonavista che è stata posta una statua in memoria di Giovanni Caboto (Figura 2) e costruito un museo dedicato alla sua impresa, che ha preso il nome dal naviglio Matthew e che il Centro Studi Italia-Canada ha visitato di recente (Figura 3).
Bonavista, è un centro piccolissimo, con altrettanti pochi abitanti, ed è suggestivo vedere come un pezzo di storia di Italia e Canada sia ben custodito in un angolo del mondo che esalta il genio italiano e rinfresca le memorie.
Il museo “Ye Matthew Legacy” è un tuffo nel XV secolo, con rappresentazioni pratiche del viaggio in caravella di Caboto e del suo equipaggio e la possibilità di salire a bordo del naviglio stesso, riprodotto in scala reale (Figura 4).
Attraverso la voce di un giovane marinaio, all’interno del museo, si narra la storia del viaggio, dei preparativi e di tutte le imponderabili che caratterizzano un’avventura. Ascolto e osservazione stimolano l’immaginazione dei visitatori, per rivivere a pieno una storia di scoperte e storici traguardi.
In Italia, è la città di Gaeta che, avocando a sé i natali dell’esploratore, intitola a lui il lungomare principale e l’Istituto Tecnico Nautico e, in occasione dei 500 anni dalla scoperta del Canada (1997) gli dedica un monumento (Figura 5).
L’Inghilterra e la Francia, storici colonizzatori dell’America del Nord, devono la lunga presenza e annessa dominazione del Nuovo Mondo proprio a quelle spedizioni, mentre la geografia e la scienza della terra devono a Giovanni Caboto numerose informazioni sulla vastità del territorio americano e sulla ricerca di un passaggio a Nord-Ovest verso l’Estremo Oriente, correttamente individuato dallo stesso esploratore.
Gli stati colonizzatori europei, attratti dall’Asia (le Indie) e dalle sue ricchezze, hanno potuto comunque godere dei frutti delle nuove terre scoperte. Oltre che influenzare la cultura e le lingue di quei territori, hanno sfruttato un impero di ricchezze naturali per secoli… basti pensare ai minerali del nord America, ma anche alle risorse portate dal mare, come l’ottimo merluzzo, motivo di dissidio tra francesi e inglesi confinanti sulla costa nord-orientale del continente, abitata da pochissimi in inverno. La grande rivalità tra i due paesi si estese fin là, con la pesca al merluzzo come casus belli di due popoli “di mare” che appunto nel mare cercavano la ricchezza ma soprattutto, l’esclusività. Come la storia narra, i contrasti fra inglesi e francesi per il dominio delle terre nordamericane durò per molto tempo, fino a che, per quanto riguarda il Canada, la famosa battaglia di Lousibourg decretò vincitori gli inglesi che, nella seconda metà del ‘700 posero fine al predominio francese.
Le dominazioni lasciano il segno, in positivo ed in negativo, lasciano un’impronta difficile da cancellare, in ragione della quale e sulla base della quale, Canada e Stati Uniti hanno costruito la propria ricchezza. I due paesi sono diretta discendenza dell’Europa e, saggiamente, hanno preso il bello ed il brutto dell’eredità europea, hanno assimilato l’ingegno, quel quid unico, che unito alle risorse ed al “can do attitude” canadese ne hanno fatto un tesoro del globo terrestre.