Export Agrifood italiano in Canada: perché torniamo nuovamente a parlare di Sicurezza Alimentare
La nota del Ministero della Salute del 20 ottobre 2020 ha chiarito alcuni dubbi posti dalle imprese italiane che vogliono continuare a esportare in Canada dopo il 31 dicembre 2020 e evitare il blocco delle merci. Il Centro Studi Italia-Canada ha cercato in più occasioni di fare chiarezza. L’intervento del direttore Paolo Quattrocchi sul tema.
Paolo Quattrocchi*
A pochi giorni di distanza, torniamo ancora una volta ad occuparci del nuovo regolamento di sicurezza alimentare in Canada per due ordini di ragioni, tra loro in qualche modo collegate.
- La prima ragione è data dal fattore tempo.
Come abbiamo sottolineato in altri interventi, il 30 dicembre scade il termine entro il quale le aziende italiane dovranno adeguare i propri standard di sicurezza relativamente alla produzione di beni alimentari che si intendono esportare in Canada.
Il mancato adeguamento entro tale termine comporterà la cancellazione delle aziende dall’elenco degli esportatori verso il Canada e comunque il blocco delle merci alla dogana.
- La seconda ragione per cui si rende necessario tornare sul tema è la recente nota del Ministero della Salute con la quale, seppure limitatamente alla esportazione in Canada di carni e di prodotti a base di carne, sono stati forniti chiarimenti alla precedente nota del 2 luglio 2020. (Si ricorda sullo stesso argomento anche la nota del 27/02/2019 con la quale il Ministero della Salute è intervenuto riguardo al SFCR, come riportata dal Sindacato Italiano Veterinari Medicina Pubblica)
Si è avuta conferma, seppure in modo indiretto, di quanto il Centro Studi Italia Canada ha comunicato e sostenuto sin dal 2017, prima quindi che venisse pubblicata la nuova legge sulla sicurezza alimentare in Canada e ben in anticipo rispetto alla sua entrata in vigore.
E cioè che l’importante riforma del sistema di sicurezza alimentare in Canada avrebbe prodotto conseguenze anche per le imprese italiane esportatrici in Canada e, soprattutto, che sarebbe stato opportuno allora, quello che ora è necessario e impellente: operare per mettere gli esportatori italiani in condizione di non subire pregiudizi in conseguenza del mancato adeguamento.
Come già più volte osservato, il SFCR (Safe Food for Canadians Regulation) ha completamente rivoluzionato il sistema di sicurezza alimentare in Canada, eliminando le 14 precedenti leggi e raggruppandole in un solo corpus iuris all’interno del quale, oltre alla enunciazione dei principi ispiratori della normativa, trovano spazio le diverse regolamentazioni per tipologia di prodotto.
È vero, come si è osservato, che la normativa canadese, in quanto tale, si applica ai cittadini canadesi (importatori in questo caso).
È altrettanto vero che il SFCR riverbera indirettamente sugli esportatori stranieri (italiani) laddove il mancato rispetto delle norme nella produzione di beni alimentari renda quei prodotti non più compliant con la nuova normativa e ponga quindi, di fatto, l’importatore canadese nella condizione di non prendere in considerazione quei certi prodotti.
Del resto, la riforma canadese era stata da tempo preannunciata dal Food Safety Modernization Act, la riforma USA nel medesimo settore, entrata in vigore nel 2016.
Le due normative, contrariamente a quanto da alcuni ritenuto, sono del tutto diverse. Infatti l’essere compliant con l’una non significa essere compliant anche con l’altra, tanto che le nostre aziende esportatrici devono seguire due percorsi distinti se sono interessate a tutti e due i mercati.
È solo una questione di tempo.
La normativa canadese, infatti, è stata costruita sui principi che ispirano il nuovo Codex Alimentarius ai quali anche la UE dovrà necessariamente adeguare la propria normativa sulla sicurezza alimentare.
Cosa cambia quindi per le aziende italiane che esportano in Canada?
Molto.
Quali aziende italiane che esportano in Canada prodotti alimentari sono interessate dalla nuova normativa?
Tutte.
Come Centro Studi abbiamo cercato di dirlo in varie occasioni.
Attraverso articoli e interviste dedicati diffusi attraverso il sito del CSIC, pubblicati anche all’esito di incontri diretti con esponenti della CFIA (Canadian Food Inspection Agency) avuti a Nizza - in occasione del Global Food Safety Conference - e a Toronto - in occasione del North America Summit on Food Safety.
Ne abbiamo parlato inoltre in occasione di vari convegni, occasioni di formazione e web conference con associazioni di categoria e con relatori di spicco internazionale come ad esempio:
- Export Agroalimentare italiano in Canada - Webinar
- Approfondimento su Canada, Trade e Agroalimentare – Summer School Università LUISS
- Formazione su sicurezza alimentare e export in Nord America – Regione Emilia-Romagna
- Convegno “Canada – Ue. Una Business Partnership in Evoluzione” – Confindustria Roma
- Safe Food for Canadian Regulations – Seminario a Toronto
Ciononostante, la mancata percezione del problema potrebbe causare, come si legge nella nota del Ministero, che molte aziende si cancellino dalla lista di esportatori verso il Canada in conseguenza di informazioni non chiare.
Una situazione che rischia di comprimere i volumi dell’export italiano in Canada.
Non è questa la sede adatta per entrare nei numerosissimi dettagli tecnici che non sono di competenza di chi scrive.
Quello che invece fa parte dei compiti del Centro Studi Italia-Canada è offrire spunti di riflessione e approfondimento per le aziende italiane che a vario titolo operano con il Canada, affinché questo paese continui ad essere una importante destinazione per le esportazioni italiane.
Le esportazioni italiane in Canada di beni (anche alimentari) hanno subito un importante aumento con l'entrata in vigore del CETA e non potrà essere un inspiegabile ritardo a provocare la perdita di fette di mercato che proprio grazie al CETA avevamo conquistato.
Come ribadito in varie occasioni l’informazione e la formazione sono elementi imprescindibili per favorire le nostre aziende sui mercati internazionali.
La strada da percorrere a questo punto è proprio quella della corretta formazione delle aziende in modo da consentire loro di affrontare consapevolmente i controlli di dogana o gli audit che potrebbero essere svolti dalle autorità canadesi, tenendo bene a mente che le prescrizioni del SFCR sono ad esso specifiche e non confondibili con quelle americane o europee.
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* direttore Centro Studi Italia Canada, partner Nctm Studio Legale,
vicepresidente Camera di Commercio Italiana in Canada Ovest
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