CONVEGNO CONFINDUSTRA. UN ANNO DI CETA PER LE RELAZIONI CANADA – UE: NUMERI E PROSPETTIVE, I SETTORI STRATEGICI DELL’ACCORDO, I VANTAGGI PER LE IMPRESE ITALIANE
Confindustria, Centro Studi Italia Canada, NCTM Studio legale e ICC Italia hanno tenuto, lo scorso 21 novembre, il convegno “Canada – Ue: una Business Partnership in Evoluzione”. Partendo dai risultati e dai dati a disposizione in termini di scambi commerciali a un anno dall’entrata in vigore (provvisoria) del CETA, e dirigendo il dibattito sulle concrete prospettive e opportunità che l’Accordo Economico tra Canada e UE offre alle imprese italiane, Paolo Quattrocchi, Partner di NCTM studio legale, direttore del CSIC e Vice Presidente della Camera di Commercio Italiana in Canada Ovest, ha moderato, nella sede di Confindustria a Roma, i panel composti da tecnici e esperti di diversi settori coinvolti dalla liberalizzazione.
Fornire una corretta informazione sui vantaggi che l’Italia può trarre dal CETA e dalla conseguente crescita delle relazioni commerciali tra Canada e UE, individuarne le criticità in un’ottica di miglioramento dell’accordo, creare un network di enti e organizzazioni, impegnati nel promuovere e supportare l’internazionalizzazione delle imprese italiane: l’ambizioso obiettivo è stato affrontato, nella sede di Confindustria a Roma il 21 novembre, con un ampio programma di lavori e un tavolo di esperti che hanno risposto all’invito di Confindustria, Centro Studi Italia-Canada, Nctm Studio Legale e International Chamber of Commerce – Italia, le quattro organizzazioni promotrici del convegno “Canada-UE una business partnership in evoluzione”.
UN ANNO DI CETA: I NUMERI DELLA CRESCITA DELL’EXPORT ITALIANO IN CANADA
A un anno dall’entrata in vigore in via provvisoria del CETA, l’Accordo economico tra UE e Canada, i dati relativi agli scambi tra le due sponde dell’Atlantico vedono l’Italia protagonista. Laura Travaglini, Trade Policy Confindustria, ha aperto la giornata proprio con i numeri che coinvolgono le 13 mila imprese italiane che esportano in Canada, di cui l’80% sono PMI. Un raffronto tra i primi nove mesi del 2018, rispetto allo stesso periodo del 2017, mostra incrementi del 3,5% dell’export italiano in Canada, +10% per l’agroalimentare, +18% nel settore farmaceutico, con un entusiasmante +25% nel manifatturiero. «Questi dati dimostrano come, in un momento storico molto difficile per il commercio internazionale, il CETA e l’interesse delle nostre imprese per il mercato canadese abbiano spinto la crescita dell’export italiano, raggiungendo il valore di 6 miliardi di dollari canadesi».
Un ruolo va senz’altro attribuito alle organizzazioni che in questo anno hanno lavorato e sono al fianco delle imprese sui mercati internazionali, per ampliare le opportunità commerciali e di investimento all’estero delle imprese italiane, come International Chamber of Commerce – Italia. «Il supporto tecnico-giuridico di ICC Italia è fondamentale per i nostri associati per scegliere consapevolmente se e come utilizzare strumenti come il CETA per rafforzare il proprio business in paesi di interesse strategico», ha dichiarato, Ettore Pietrabissa, Presidente di ICC Italia, in apertura del seminario. «La mancanza di una conoscenza approfondita di contenuti e implicazioni degli accordi commerciali internazionali sfocia spesso in un atteggiamento di chiusura o di diffidenza verso aperture ai mercati esteri. Occasioni di confronto con esperti provenienti da diversi settori agevolano una corretta e imparziale conoscenza e valutazione di vantaggi e limiti che possono derivare da accordi commerciali internazionali. Il CETA ne è un esempio: importante tassello a favore dell’integrazione economica mondiale, ma, talvolta, visto con scetticismo e come potenziale minaccia per le economie nazionali».
CANADA: UN’OPPORTUNITÀ ECONOMICA E UN PARTNER CULTURALE PER L’EUROPA
Il programma della giornata dei lavori, moderato da Paolo Quattrocchi, ha visto susseguirsi relatori italiani e canadesi coinvolti a vario titolo in alcuni settori strategici sui quali il seminario si è concentrato: investimenti finanziari e industriali, agroalimentare, accreditamento e certificazioni, dogane e logistica infrastrutturali, farmaceutico. In ciascuno di tali ambiti NCTM studio legale ha fornito gli approfondimenti sugli aspetti tecnico-giuridici connessi all’applicazione del CETA. La rilevanza di tali aspetti è emersa in considerazione del fatto che l’interpretazione delle norme e la loro corretta lettura sono elementi fondamentali per evidenziare i vantaggi dell’Accordo e le sue modalità di utilizzo da parte degli imprenditori, ma anche gli aspetti sui quali riflettere.
Robert Jukes, global strategy di Canaccord[1], la più importante banca d’affari privata canadese, dopo aver sottolineano la profonda vicinanza culturale e di principi tra Canada e Europa, ha evidenziato gli aspetti che ad una prima osservazione immediatamente emergono ictu oculi. Il Canada è un paese di 37 milioni di abitanti con una superfice di 10.000.000 Kmq, giovane e con un elevato tasso di crescita demografica, con un imponente programma di sviluppo infrastrutturale, leader nei programmi di sviluppo nel settore tecnologico, con un’economia caratterizzata da un ritmo di crescita (3%) superiore a Stati Uniti (2%) e Italia (0,7%), con un potenziale di sviluppo di proporzioni più ampie, anche considerando le materie prime e le riserve naturali di cui dispone. A ciò si aggiunga una notevole stabilità politica e un efficiente sistema bancario, uscito indenne dalla crisi del 2008. Inoltre, una naturale propensione alla conclusione di trattati commerciali fa sì che il paese nord-americano risulti impegnato con USA e Messico (USMCA), 11 paesi asiatici tra cui Australia, Nuova Zelanda (TPP). Se a questo quadro si aggiungono gli altri accordi di relativamente minor peso economico, senza appunto dimenticare il CETA, emerge come il Canada sia un nodo nevralgico degli scambi globali.
IMPORT – EXPORT: LA CERTIFICAZIONE ACCREDITATA E LE DOGANE CANADESI
L’overview sul sistema Canada e sullo stato delle relazioni con l’Unione Europea è proseguita con gli interventi su materie che incidono concretamente sulle attività di import - export degli operatori, come la certificazione accreditata dei prodotti e il sistema delle dogane canadesi.
Il sistema di accreditamento è stato trattato dall’intervento di Giuseppe Rossi, presidente di Accredia, che svolge attività finalizzate all’accreditamento e opera in ambito di accordi internazionali di mutuo riconoscimento delle certificazioni (IAF e EA), firmati da circa 170 paesi. La regolamentazione doganale canadese e le modalità attraverso le quali operare, con evidenziazione delle sue peculiarità, è stata illustrata da Marco Dell’Arciprete, operation supervisor di JAS-Italy[2].
IL SISTEMA DI RISOLUZIONE DELLE CONTROVERSIE PREVISTO DAL CETA
Aspetto tra i più discussi del CETA è il sistema di Risoluzione delle Controversie Stato-investitore, che ha chiuso il primo panel del convegno. Va chiarito comunque che il capitolo è al momento escluso dall’esecuzione provvisoria dell’accordo. L’avvocato Angelo Anglani, partner di Nctm Studio Legale e la professoressa Maria Beatrice Deli, Segretario Generale del Comitato Nazionale dell’International Chamber of Commerce – Italia, hanno illustrato alla platea di associazioni di categoria, imprenditori e stakeholder le previsioni del CETA, a confronto con il meccanismo ICSID. Ne è emerso un complesso scenario certamente non “pericoloso”, come a gran voce affermato, ma sicuramente meritevole di attenzione in quanto elemento caratterizzato da contenuti tecnici, altamente innovativi. Del resto è proprio questo uno dei capitoli più nuovi del CETA e non a caso, viste le polemiche che tale capitolo ha creato, l’accordo tra UE e Giappone (in quasi tutto identico al CETA) ha mantenuto fuori questo aspetto spinoso.
Il programma della mattinata di lavori ha poi previsto tre focus settoriali: agrifood, public procurement e pharma.
FOCUS AGRIFOOD: PROTEZIONE DELLE INDICAZIONI GEOGRAFICHE, LOTTA ALL’ITALIAN SOUNDING, NUOVA NORMATIVA CANADESE SULLA SICUREZZA ALIMENTARE
Il panel sul food è stato aperto da Fabio Leonardi, Consigliere incaricato per l’Export di Assolatte. L’Italia è il primo fornitore di formaggi del Canada e con il CETA, ha affermato Leonardi, la crescita di volumi dell’export dei nostri prodotti caseari è stata macroscopica: dalle 4700 tonnellate del 2016, alle 5000 tonnellate del 2017, fino alle 6000 tonnellate di export italiano previsto per il 2018, corrispondente a un +20% sul valore delle esportazioni italiane del settore. Il tema più caldo è senza dubbio quello dei contingenti tariffari a dazio zero e le licenze per gli importatori, una parte del CETA che è stata considerata spesso una maschera protezionista del Canada. Leonardi si è detto favorevole al CETA e a un sistema che comunque crea certezza normativa per gli operatori, e ottimista sul fatto che clausole come quelle relative ai contingenti possano essere migliorate in futuro.
Dal punto di vista normativo, molto sentiti dagli operatori italiani sono anche gli aspetti relativi alla battaglia contro l’italian sounding e le modalità di protezione delle Indicazioni Geografiche. L’intervento dell’avvocato Bernard O’Connor, partner di Nctm Studio Legale, ha fatto chiarezza, partendo da un dato: tra le 143 Indicazioni Geografiche riconosciute dal CETA, 41 sono italiane per un valore complessivo delle esportazioni italiane superiore al 90%. È stato ribadito come il periodo di esecuzione provvisoria possa essere utilizzato per favorire l’inserimento, nell’elenco, di altre IG e di come la nuova normativa canadese in materia di proprietà intellettuale preveda la possibilità di registrazione (e quindi protezione) di IG italiane, non incluse nel CETA, come peraltro di recente avvenuto per una IG relativa ad un prosciutto.
Anche l’annoso argomento dell’italian sounding è stato diffusamente trattato anche con riferimento ai rimedi offerti dal CETA a difesa dei prodotti italiani che, prima dell’entrata in vigore dell’accordo, non solo non erano protetti, ma non potevano neanche essere commercializzati. L’avvocato O’Connor ha quindi concluso auspicando un intervento migliorativo da parte canadese nel sistema sanzionatorio applicato agli importatori canadesi che non impegnano tutte le quote d’importazione di formaggi loro assegnate.
Il focus sull’agroalimentare ha previsto un approfondimento sulla regolamentazione canadese relativa alla sicurezza alimentare, grazie all’intervento di Noemi Trombetti, di ITA Corporation, società specializzata nella formazione, ispezione e revisione sulla sicurezza alimentare operativa in Nord America, compresa, appunto, la nuova normativa canadese in materia, che entrerà in vigore il 15 gennaio 2019. Su questo tema, il Centro Studi Italia Canada, ha intervistato la dottoressa Trombetti a latere del Convegno, sugli aspetti più importanti della normativa che in occasione dell’incontro del 21 Novembre hanno suscitato vivo interesse.
FOCUS APPALTI PUBBLICI IN CANADA: LE OPPORTUNITÀ PER LE IMPRESE EUROPEE
Il tavolo chiamato a dibattere sul settore degli appalti pubblici ha visto protagonisti Achille Tonani, Corporate Compliance & Relations di RINA SpA, Karl van Kessel, dell’Ambasciata del Canada presso l’UE e l’avvocato Giuliano Berruti, partner di Nctm Studio Legale. Il CETA ha infatti aperto alle imprese europee l’opportunità di accedere alle gare per l’aggiudicazione di appalti pubblici in Canada, a tutti i livelli (federale, provinciale e metropolitano). Il Public Procurement rappresenta probabilmente il settore dal quale potersi attendere ritorni economici molto rilevanti, seppure di complessa utilizzazione. Gli investimenti pubblici in Canada sono infatti in una fase molto espansiva, dalle infrastrutture portuali, aeroportuali e stradali, alla mobilità e alla sanità. Il quadro normativo, come è emerso dall’analisi condotta dall’avvocato Berruti, è tranquillizzante: il sistema delle regole adottato dal CETA riprende la normativa europea, il che rende l’approccio al mercato meno complesso.
FOCUS FARMACEUTICO: L'ECCELLENZA ITALIANA CHE VALE 30 MILIRADI DI FATTURATO
A chiudere il convegno, il tavolo dedicato al settore farmaceutico, che ha dato impulso a considerazioni meritevoli di approfondimento per le opportunità che potrebbero interessare il nostro paese. Si sono susseguiti gli interventi di Pierluigi Petrone, CEO Petrone Group S.r.l. - Farmaindustria, l'avvocato Lorenzo Attolico, partner Nctm Studio Legale e Yuliya Shcherbina, di Accreditation Canada, organismo canadese che lavora per migliorare la qualità della salute e dei servizi sociali nel paese. Il focus ha fornito una panoramica sul sistema sanitario canadese e i numeri dell’Italia, che rappresenta una vera eccellenza europea, sia per fatturato, che per investimenti in Ricerca e Sviluppo. L’Italia è in fatti il primo paese dell’UE per la produzione farmaceutica: 31 miliardi il valore della produzione italiana di cui il 79% è rappresentato dall’export.
CONCLUSIONI
Grazie alle relazioni degli esperti e giuristi, messi a confronto durante l’intensa mattinata di lavori organizzata nella sede di Confindustria, è emersa la necessità di continuare a formare e informare le imprese italiane affinché, dall’entrata in vigore del CETA, seppure in via provvisoria, esse possano trarre il maggiore vantaggio e l’Italia non venga surclassata da altri paesi europei con i quali è in concorrenza sul mercato canadese.
L’avvocato Paolo Quattrocchi, tra i promotori del Convegno, ha sottolineato come «Più informazione avrebbe potuto aiutare gli imprenditori italiani a trarre maggiori vantaggi dal CETA. Non che l’Accordo non possa presentare delle criticità, che peraltro ben possono essere esaminate e risolte in fase di implementazione, ma visti i risultati molto incoraggianti riscontrati nel primo anno di esecuzione (provvisoria) del CETA, certo, molto di più poteva essere fatto, solo se, accanto alle osservazioni critiche, si fosse badato ai concreti interessi degli esportatori italiani e le diverse componenti dell’expo italiano fossero state formate e messe in condizione di avvalersi con profitto dello strumento che comunque era a loro disposizione».
Le considerazioni raccolte in occasione di quest’iniziativa, dedicata proprio a fornire il giusto approfondimento sulle opportunità che gli operatori italiani possono trarre dal CETA e sui primi risultati raccolti a un anno dalla sua applicazione, spingono a riflettere sul fatto che un accordo commerciale non è di per sé una garanzia di successo, ma presuppone sempre un lavoro costante, condotto a tutti i livelli coinvolti, perché si giunga ad ottenere i risultati positivi attesi, anche prevedendo gli aggiustamenti delle diverse componenti della produzione, eventualmente richiesti dal mercato.
Altresì importante è stato sottolineare che il CETA non è un semplice accordo di libero scambio, ma un accordo di più ampio respiro, che tocca molteplici aspetti delle relazioni, non solo commerciali, tra UE e Canada. Presupposto e completamento del CETA è infatti l’Accordo di Partenariato Strategico che, come lasciano intendere le parole che ne compongono il nomen, ha obiettivi di elevato spessore e qualità, che dovrebbero indurre a un’analisi più lucida sulle relazioni con il Canada, partner culturale vicino al modello europeo, e in senso più ampio sulle relazioni tra le due sponde dell’Atlantico, nel contesto geopolitico globale.
Dichiarazione Avv. Paolo Quattrocchi