menu di scelta rapida

torna al menu di scelta rapida

News

Ceta e Accordo di Partenariato Strategico Ue-Canada nel contesto geopolitico mondiale: una risposta alla crisi dei valori liberali e della Cooperazione Internazionale

Ceta e Accordo di Partenariato Strategico Ue-Canada nel contesto geopolitico mondiale: una risposta alla crisi dei valori liberali e della Cooperazione Internazionale

Una chiave di lettura del CETA che tiene conto di problematiche politiche e economiche su scala globale: l’Accordo di Partenariato strategico (SPA) tra UE e Canada - con i sui capitoli dedicati a diritti umani, sviluppo sostenibile, sicurezza internazionale - è un’intesa di nuova generazione che mira a sostenere multilateralismo e democrazia.

 

Laura Borzi*

 

Il CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement), l'accordo di libero scambio tra UE e Canada, è stato descritto dalla Commissione Europea come una pietra miliare nella politica commerciale europea e il più ambizioso accordo mai concluso da Bruxelles[1]. L’accordo rappresenta anche una componente essenziale di una tipologia di intese di “nuova generazione” attraverso le quali l'UE intende plasmare e influenzare l'economia globale, traendo ispirazione dai propri valori, pertanto risulta in linea con l'approccio del documento Trade for all (2015)[2] e anche con la Strategia Globale del 2016[3], che ha inteso tracciare le linee guida della politica estera e di sicurezza Europea. La prosperità, si dice, è determinata da un forte mercato interno e un sistema economico internazionale aperto. Un'Europa forte e in grado di assumere un ruolo determinante necessita di scelte fondate su una visione di lungo respiro, dove si intrecciano interessi e valori: pace, sicurezza, prosperità, democrazia e un ordine mondiale basato sul diritto internazionale.

 

Questa premessa ci permette di lasciare a margine per un breve attimo sia il particolare momento che vive l’Europa, sia la situazione di stallo in cui si trova attualmente la ratifica italiana al CETA, insieme alle considerazioni tecniche altrove analizzate, per offrire invece una chiave di lettura che inserisce l'accordo all'interno di problematiche politiche ed economiche assai più ampie a livello regionale e su scala mondiale.

 

CANADA E UE NELLO SCENARIO GEOPOLITICO MONDIALE

 

Le implicazioni sono relative da un lato all'efficacia della politica commerciale europea, dall'altro alle sfide che Canada e UE sono chiamati ad affrontare in un'epoca in cui quei valori liberali, fondamento dell'Alleanza transatlantica dal secondo dopoguerra e che hanno condotto alla creazione di una complessa architettura istituzionale con al centro le NU, hanno subito un processo regressivo e quello che ciò può significare per il futuro della cooperazione internazionale. Sullo sfondo, il cambiamento della leadership globale con il reflusso della potenza americana e il suo disimpegno dal multilateralismo. Questa tendenza, in verità in atto da tempo, si è di recente accentuata con il progressivo disimpegno da parte americana nei confronti della cooperazione internazionale su vari fronti, dal commercio (nell'ambito dell'OMC con il blocco del meccanismo di risoluzione delle controversie ai diritti di dogana), all'ambiente (recesso dall'accordo di Parigi), alla diplomazia ( recesso dall'accordo con l'Iran), al meccanismo di difesa e sicurezza collettivo (NATO), sollecitando gli alleati ad operare maggiori investimenti per la loro difesa.

La complessità del quadro geopolitico mondiale comporta ulteriori sfide, ma certo anche opportunità, in uno scenario in cui, dall'inizio del nuovo millennio, si assiste a due fenomeni strettamente connessi: la diminuzione del peso e dell'influenza dell'Occidente e il discreto naufragio del multilateralismo su scala globale.

In tale ambito l'UE e Canada, soggetti da sempre fruitori della cooperazione internazionale, si trovano a rispondere a sfide su più livelli: la crisi interna che attraversa l’Europa, con le profonde divisioni tra gli stati, l'aumento dei cosiddetti populismi sul piano interno, che mina la democrazia alle radici e, infine, il ritorno della geopolitica a livello mondiale. É pertanto quanto mai necessario che Canada e UE riescano a coordinarsi in un fronte comune contro queste tendenze attive su scala planetaria e mettano in essere, nel frattempo, un nuovo riposizionamento strategico.

Le motivazioni che ritardano la ratifica italiana all'accordo sono frutto di timori generati da complesse prospettive economiche e politiche, legate alle dinamiche di un mondo oramai irrimediabilmente interdipendente. Tuttavia, il dissiparsi del sogno di una mondializzazione portatrice di benefici uniformi non ha eliminato il fenomeno polimorfo dell'interdipendenza. Se il sistema attraversa una fase di profonda instabilità la risposta che dovrebbe essere data è quella di un'apertura ragionevole e controllata agli scambi. L'importanza della ratifica del CETA anche da parte del nostro Paese va oltre il significato del perfezionamento in senso tecnico di un accordo commerciale di libero scambio, che si basa sulla convinzione che il progresso sia possibile attraverso livelli crescenti di cooperazione armoniosa tra le comunità politiche.

 

OLTRE L’ACCORDO COMMERCIALE UE-CANADA: L’ACCORDO DI PARTENARIATO STRATEGICO

 

Rappresenta invece un'opportunità ulteriore per il Canada e UE di approfondire coordinamento e cooperazione concettualmente e formalmente inquadrate nell'Accordo di Partenariato strategico (SPA) del 2016[4], uno strumento significativamente fondato su valori indivisibili come diritti umani, sicurezza internazionale e multilateralismo efficace, tutela dell'ambiente e sviluppo sostenibile. Proprio l'intesa del 2016 costituisce una risposta importante poiché è in grado di rappresentare un argine alla deriva del multilateralismo e dei valori liberali su scala mondiale, da parte di due attori fruitori della cooperazione internazionale in un momento in cui l'altro partner transatlantico rifugge, per vari ordini di motivi, questo modus operandi.

Come noto, il CETA è un accordo misto ai sensi del trattato di Lisbona (2007). Il trattato modificando la struttura dell'azione esterna dell'UE ha provveduto ad ampliare l'oggetto della politica commerciale facendone uno strumento di intervento diplomatico.

Con un soft power che ha perso parte dell' attrattiva e un hard power tutto in fieri, il commercio è per Bruxelles un settore privilegiato di potenza. Non si tratta soltanto del valore e del peso economico dell'UE, a buon titolo tra i protagonisti insieme a USA e Cina del commercio internazionale, ma della possibilità, di cui si è avvalsa, di sfruttare la potenza normativa, ovvero la propria capacità di produrre e mettere in atto su scala planetaria un dispositivo di norme che disciplina i comportamenti di altri attori, dai più deboli ai più potenti, tramite un meccanismo di interdipendenza durevole.

Per i nostri scopi potremmo dire che il CETA dovrebbe trovare il suo posto nel sistema che Canada e UE hanno inteso edificare. Più chiaramente, quello che si vuole contestare non è il legittimo dibattito su un trattato internazionale, per acuni aspetti molto tecnico, che comunque tutela, fosse solo per la sua stessa esistenza, i prodotti del nostro paese più di quanto non possa tutelare il vuoto normativo che caratterizzava la situazione precedente.

Quello che qui si osserva criticamente è che il focus sul CETA ha finito per mettere in secondo piano il valore del ben più rilevante Accordo di Partenariato Strategico, questo vero caposaldo per il futuro dei rapporti Canada - UE. L'intesa rafforza un legame già storicamente e culturalmente profondo tra le parti dettagliando i valori comuni, ma sopratutto aggiornando il rapporto intorno alle questioni fondamentali che gli stati come singoli non possono affrontare, in primis l'insostituibile coordinamento in materia di sicurezza: dalla lotta al terrorismo alla proliferazione nucleare. Poi questioni di energia, sviluppo sostenibile, ambiente e collaborazione in materia di ricerca e innovazione. Si accentuano a tale scopo meccanismi di dialogo politico e consultazione, una cooperazione in via continuativa, strutturata e attiva a vali livelli, dal Comitato Ministeriale Misto al Comitato Misto di cooperazione[5]. Questi gli strumenti che permettono di portare avanti sinergie e fare fronte comune in un mondo in rapido e imprevedibile cambiamento. In tal senso e significativamente, lo SPA aumenterà il coordinamento nell'ambito di alcuni importanti fora di riferimento internazionali: NU, NATO, OSCE , OECD[6].

La condivisione di valori fondamentali e obiettivi comuni consolida la posizione di UE e Canada come attori globali e aumenta l'impronta che possono lasciare sul sistema di governance mondiale.

L'adesione ai principi del multilateralismo rimane pertanto intatta, nonostante la presa di coscienza della quasi paralisi della dinamica della cooperazione internternazionale cui si è assistito nel corso dell'ultimo ventennio. Si ritiene, da ambo le parti, che solo un sistema che sia fondato sul diritto internazionale e sulla cooperazione possa effettivamente garantire pace e prosperità.

Il fronte Bruxelles-Ottawa risulta inoltre adeguato a riempire il vuoto che, in un futuro non lontanissimo, il relativo declino della leadership americana potrebbe comportare a livello mondiale con ricadute negative anche nell'ambito della stessa relazione transatlantica in uno scenario ancora caratterizzato dal rapido cambiamento della natura delle sfide.

 

La proattiva assunzione di responsabilità sullo scenario mondiale da parte di UE e Canada, come disegnata dal SPA, può concretamente tradursi in un freno al declino dell'Occidente con ciò che questo comporta in termini di cultura e valori. Favorire le condizioni che possono incidere per un riequilibrio mondiale come spazio di scambio e di cooperazione è un progetto non poco ambizioso. Lo SPA indica chiaramente la direzione verso cui muoversi, segnale che i due partner hanno compreso che in un mondo complesso e interconnesso solo unità d'azione e partnership possono fornire risposte adeguate.

Per ciò che riguarda l'Europa, la risposta che potrebbe fornire alle grandi sfide, cioè il ritorno dello “stato sovrano”, non sembra essere costruttiva. Decenni di "europeizzazione", tra gravi crisi ma anche balzi in avanti, hanno oramai, in modo forse irreversibile, mutato quello che ideologicamente e normativamente gli stati erano oltre mezzo secolo fa. Occorre uscire dallo spleen europeo pensando una ragionevole apertura economica e politica che sia a metà strada tra la mondializzazione senza limiti e le illusioni del sovranismo che ci riporterebbe una libertà tanto inutile quanto priva di sostanza.  

 

 

*Analista della Geopolitica dell'Artico

 

[1]   European Commission Press Release, European Commission proposes signature and conclusion of EU-Canada trade deal, 5 July 2016

[2]   http://trade.ec.europa.eu/doclib/docs/2015/october/tradoc_153846.pdf

[3]   http://data.consilium.europa.eu/doc/document/ST-10715-2016-INIT/it/pdf

[4]   http://data.consilium.europa.eu/doc/document/ST-5368-2016-REV-2/it/pdfe

[5]   TitoloVI, artt.26 - 27,

[6]   Nazioni Unite , Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord, Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, Organizzazione per la Cooperazione e lo sviluppo economico.