Il Canada nell’Artico: la geopolitica del Nord nell’ambito delle tensioni Russia-NATO
Laura Borzi ha seguito e preso parte per il Centro Studi Italia-Canada alla II edizione del Festival Italia Chiama Artico, promosso da Osservatorio Artico. Il commento dell’analista: il ruolo del Canada nel contesto della regione artica, al confine tra Russia e NATO.
di Laura Borzi
Analista, esperta di Artico e politica estera canadese
Lo scorso 5 aprile a Genova, nella cornice dello splendido Palazzo S. Giorgio, si è tenuta la seconda edizione di “Italia chiama Artico”, il festival organizzato da Osservatorio Artico che aveva quest’anno il titolo “Nuove rotte artiche: rischio o opportunità, l’impatto dei cambiamenti climatici sulle infrastrutture”.
I cinque panels[1] hanno affrontato la complessità dei temi che riguardano il Nord del pianeta in un momento di profonda crisi dei rapporti tra la Russia e l’Occidente collettivo a causa della guerra in Ucraina e delle ripercussioni sul sistema delle relazioni internazionali che questo sta comportando su scala planetaria.
Gli esperti hanno affrontato la complessità delle tematiche che vengono in rilievo per la regione artica (non limitatamente alle prospettive di navigazione nel Nord), dagli aspetti economici, a quelli diplomatici al quadro normativo ed infine alla componente geopolitica di pressante attualità sottolineando, soprattutto da parte delle autorità istituzionali (rappresentante Italiano per l’Artico, Carmine Robustelli, Inviato speciale per l’Artico dell’ UE, Micheal Mann, ambasciatore di Danimarca, Andres Carsten Damsgaard e del Regno di Norvegia, Ambasciatore Johan Vibe) il valore della cooperazione negli spazi marittimi.
L’interesse geopolitico internazionale per l’Artico
La regione artica, che da due decenni è tornata oggetto dell’attenzione di studiosi, osservatori e politici, sta vivendo un momento caratterizzato dall’accelerazione del cambiamento climatico che in questa parte del pianeta risulta essere per tre volte superiore alla media mondiale, con le conseguenti problematiche legate alla fragilità degli ecosistemi ed il pericolo per il sostentamento delle comunità locali che vivono nell’area da secoli.
Le immense inesplorate risorse, le aspettative per le nuove rotte di trasporto, data la concreta possibilità di un artico libero da ghiacci durante il periodo estivo, all’orizzonte del 2030 hanno attirato l’attenzione di attori esterni all’area.
Tuttavia, la prospettiva della rotta artica tra estremo oriente ed Europa, in alternativa a quella di Suez, è lontana dal concretizzarsi perché presenta molte difficoltà, quali l’andamento imprevedibile dei ghiacci, la mancanza di una mappatura dei fondali nonché assenza di servizi di linea regolari. Si aggiungono altre problematiche legate al riscaldamento climatico del pianeta.
L’aumento delle possibilità di navigazione durante il periodo estivo determinerà un impatto antropico direttamente in Artico con le emissioni nocive che, a differenza di quelle che provengono dalle medie latitudini, non hanno modo di diluirsi nell’atmosfera prima di arrivare nella regione polare
Il Canada nell’Artico
Riguardo al nostro tema di interesse, il Canada è stato tra i Paesi artici a cui molta attenzione è stata dedicata nel corso del Festival.
Con il 25% della superficie polare, il Canada è per estensione geografica il secondo Stato artico (Russia 53%). Il Nord costituisce il 75% della costa ed il 40% della superficie terrestre, con oltre 3600 isole comprende tre Territori (Territori del Nordovest, Nunavut, Yukon) nonché la parte settentrionale di alcune Province (Manitoba, Newfoundland e Labrador, e Québec) con circa 150.000 abitanti.
Il Nord canadese è diventato negli anni del governo del liberale Justin Trudeau (in carica dal novembre 2015) il punto di partenza, luogo fisico e mentale tramite il quale esercitare una leadership artica globale, avanzando le questioni interne di sviluppo economico e sociale e portando avanti la cooperazione internazionale a livello bilaterale e multilaterale, quest’ultima proprio nell’ambito del Consiglio Artico.
Il Canada, che ha partecipato con un’intensa attività diplomatica alla creazione del Consiglio Artico, nutre interesse verso la collaborazione internazionale nel Grande Nord. Questo approccio è conforme alla linea di adesione all’ordine internazionale fondato sulle regole che ha contribuito a edificare dopo la fine del secondo conflitto mondiale insieme agli Alleati e che ha invariabilmente caratterizzato la politica estera di Ottava post 1945.
Come media potenza, con un confine agli Stati Uniti, è di grande rilievo giovarsi di un sistema internazionalista in cui il coefficiente di potenza delle singole unità sia inquadrato in una cornice istituzionale e normativa rispettate da tutti.
La navigazione delle rotte artiche
Il Canada, concentrato sulle tematiche del passaggio a Nord ovest, ha ripetutamente sottolineato i rischi enormi della navigazione in Artico in particolare in relazione al futuro e al benessere delle popolazioni indigene. Le rotte di navigazione rischiano di isolare o distruggere queste le comunità che sono abituate a muoversi sul ghiaccio marino artico per centinaia di Km come se si trattasse di terraferma.
Proprio sul tema della navigazione nelle rotte artiche è intervenuto nell’ambito del primo Panel del Festival di Osservatorio Artico (“Nuove infrastrutture e il ruolo dei porti in un Artico senza ghiaccio”) il Prof. Francesco Munari, ordinario di Diritto dell’Unione Europea all’Università di Genova, illustrando il Polar Code, tentativo dell’IMO (International Maritime Organisation) di stabilire standard di navigazione nelle aree polari. Il Codice, in vigore dal 2017, contiene regole per la costruzione delle navi, per la sicurezza e addestramento degli equipaggi, per la prevenzione dell’inquinamento ambientale disciplinando alcuni rischi tipici delle aree polari.
Il fenomeno della navigazione in Artico, sostiene il Prof. Munari, deve essere valutato tenendo conto di circostanze, rischi ed effetti sul sistema nel suo complesso.
Il governo di Ottawa, proprio in seno all’IMO invita a riflettere, a tal proposito, sull’adeguatezza del principio della libertà dei mari e della navigazione, un concetto formatosi in un differente contesto storico non necessariamente applicabile in un mare tanto particolare e non sempre navigabile.
Va precisato, per completezza informativa che il Canada considera il passaggio a Nord Ovest (tra lo stretto di Davis/ Baia di Baffin e il mare di Beauford) come acque interne, altrettanto dicasi per l’arcipelago canadese e ciò ha comportato contestazioni di sovranità, ad esempio da parte degli USA che considerano il passaggio a Nord Ovest uno stretto internazionale. Strumento utile nelle considerazioni della navigazione artica e in realtà nell’approccio al Nord tout cour è da considerarsi l’apporto scientifico del Marine Spatial Planning[2], nel cui ambito si studiano gli effetti delle attività umane nelle aree marine in senso temporale e spaziale con lo scopo di raggiungere obiettivi ecologici economici e sociali tramite appropriati processi politici.
Risulta evidente che sul mare artico molto vi è ancora da conoscere ed analizzare.
Nel contesto dello shipping sarebbe utile focalizzarsi sul rispetto delle popolazioni indigene, sui loro usi e sulle tematiche della biodiversità, evitando di generare conflitti, piuttosto che concentrarsi su questioni di sovranità nazionale.
Aerospace, Defence, Security: gli investimenti di Leonardo nell’artico canadese
Il secondo intervento sull’artico canadese nell’ambito del II Panel, “Scienza tecnica e innovazione” è stato quello di Francesco Norante, Presidente di Leonardo Canada, il quale ha illustrato le attività e tecnologie che da decenni l’azienda porta avanti in Canada ed in particolare nella regione artica.
In questo ambito importanti sono gli investimenti nel settore spazio con i rilevamenti satellitari fondamentali per acquisizione dei dati sull’area polare. Tra gli esempi illustrati: con Thales Alenia Space, investimento nella società Northstar[3]; satelliti Telesat la prima costellazione in orbita bassa per fornire accesso ad aree remote; contributo di E- Geos joint venture tra Leonardo e ASI (Agenzia Spaziale Italiana) come fornitori dei satelliti COSMO-SkyMed, la missione di osservazione delle Terra concepita per scopi duali civili e militari. Questo aspetto è stato poi approfondito dall’intervento nello stesso panel di Donatella Giampaolo di E-Geos.
Il Presidente Norante ha dunque sottolineato l’importanza della tecnologia e delle attività di Leonardo in merito agli aspetti caratteristici dell’Artico safety & security e ha menzionato la partecipazione ad ARCSAR, Arctic and North-Atlantic Security and Emergency Preparedness Network[4] per far fronte alle minacce risultanti dall’aumento delle attività commerciali nella regione, dal traffico commerciale a quello turistico e attività di estrazioni di petrolio e gas.
Ruolo particolarmente significativo espletato da Leonardo in Canada è quello fornire dati per le attività di search and rescue.
La Royal Canadian Airforce per il soccorso delle persone disperse si giova degli elicotteri Augusta Westland AW101, tra le più sofisticate macchine in commercio per questa attività. Le attività in artico sono in aumento per questo il contributo industriale sarà ancora più significativo.
Vivere nella regione artica
Nel IV Panel “Vivere sul mare che cambia” gli interventi dei vari relatori si sono concentrati sull’aspetto della componente umana dell’Artico che ricordiamolo ospita oltre 4milioni di abitanti.
Per il Canada, il rappresentante del Governo del Nunavut[5], Alexander Flaherty, ha evidenziato la necessità di adattamento ai cambiamenti climatici facendo affidamento sulla ricerca per minimizzare l’impatto su abitanti e ambiente.
Puntare sulla formazione per le giovani generazioni e sulle nuove tecnologie significa possibilità di fare ricerca insieme agli esperti del sud del Paese che tradizionalmente si sono occupati del Nord. Flaherty ha sottolineato la necessità di apertura dell’Artico alla comunità internazionale in termini di collaborazione, scambio e promozione di sinergie per affrontare le tematiche globali
La guerra in Europa e il confine NATO-RUSSIA in Artico
Infine, nel V e ultimo Panel dal titolo “Nell’Artico che cambia, il futuro (anche) dell’Italia” si è parlato di sicurezza in Artico anche in relazione agli eventi della guerra in Europa, le possibili implicazioni come il rafforzamento degli asset militari al confine con la Russia e l’eventuale adesione all’Alleanza Atlantica di due Stati artici, Finlandia e Svezia.
Il Canada che insieme alla Finlandia è tra gli Stati che hanno dato il maggiore contributo alla creazione del Consiglio Artico ha tra i fondamenti della politica artica il mantenimento della cooperazione al Nord. Questo approccio è in linea con la concezione di un ordine mondiale basato sul rispetto del diritto internazionale, essenziale alla sicurezza e alla prosperità economica del Paese. In quanto ai rapporti bilaterali con Mosca, questi sono stati caratterizzati, nel corso della guerra fredda, da una forte opposizione ideologica, mentre successivamente il confronto è proseguito ed è stato determinato anche da una mancanza di strategia ben definita da parte del governo di Ottawa.
La posizione intransigente assunta dal Canada dal 2014 dopo l’annessione della Crimea trova spiegazione nella consistente popolazione di origine ucraina residente nel paese nordamericano (1.4 milioni), seconda solo a quella presente in Russia
Per quello che concerne l’Artico, Canada e Russia, condividono affinità climatiche e geografiche nonché potenzialità di sviluppo con una prassi di partecipazione e cooperazione nei fora artici.
In merito alle questioni di sicurezza, che notoriamente non rientrano nelle materie di cui può occuparsi il Consiglio artico, il mio intervento promosso dal Centro Studi Italia-Canada ha sottolineato come Ottawa sia stata sempre restia ad un impegno della NATO nell’area, non solo per evitare ulteriore irrigidimento dei rapporti con Mosca, ma anche per una volontà di scongiurare una maggiore ingerenza di Stati non artici al Nord del pianeta.
Nel documento politico di difesa del 2017 Strong Secure Engaged, si attribuisce un ruolo importante alla Russia per il ritorno di competizione di potenza a livello globale e si nota come l’Alleanza Atlantica abbia rivolto la propria attenzione alle capacità russe in termini di proiezione della forza dall’Artico all’Atlantico del nord sfidando la postura difensiva alleata.
Il Canada e la NATO sono pronti ad esercitare deterrenza e a difendersi contro ogni minaccia potenziale lungo le linee di comunicazione marittime (SLOCs sea lines of communications) territorio dell’Alleanza.
Questa affermazione rappresenta un cambiamento dell’approccio canadese all’Artico dal momento in cui l’eccezionalità della regione e la tradizionale cultura di cooperazione non precludono più un attivo l’impegno dell’Alleanza al fine di mantenere la pace e la stabilità dell’area. Il collegamento tra Artico e Atlantico del Nord che emerge dai documenti ufficiali indica in un certo senso il ripristino di alcuni aspetti (leggasi GIUK gap) di una concezione dell’Artico antecedente alla creazione dell’area di pace e cooperazione degli ultimi 30 anni.
I rapporti privilegiati di Ottawa con l’alleato a sud per cui è impossibile pensare la difesa e in generale la sicurezza nazionale in modo disgiunto da Washington fanno si che continuerà la stretta relazione bilaterale anche in merito all’artico nordamericano. Questo si tradurrà nel futuro prossimo nell’aggiornamento del NORAD (North American Air Defense Command), l’organizzazione binazionale creata nel 1958 con lo scopo di difendere congiuntamente il continente americano da minacce esterne.
Tuttavia, come era prevedibile e come gli eventi di questi mesi hanno ampiamente confermato, sarà l’Artico europeo, dove passa il confine tra NATO e Russia, a ricevere la maggiore attenzione da parte alleata. Un confine, quello terrestre, che potrebbe molto presto spostarsi ad est fino alla Carelia.
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